martedì 6 dicembre 2016

La mia sul referendum, ne sentivate il bisogno, vero?

Eh aò...alla fine uno dice "ma che ne pensa il nostro brillante conduttore radiofonico preferito sulla caciara del referendum?"

E allora mah, vabbè, scrivemole du' righe va'..

Oh, sto scrivendo in romanesco 'chè ho appena letto una tavola di Zerocalcare e m'ha influenzato, quindi non rompete li cojoni.

Insomma, alla fine, mi sa che c'avevo ragione io.

Cosa è andato storto a Renzie? Cosa non ha funzionato per lo schieramento del sì?

Una serie di cose, mo' ve le dico e ve le vojo dì perché se ne sta parlando ovunque e a tutte le ore ma a volte sfugge una parte della questione.

Si parla di schieramenti pro e contro l'ormai ex premier, si parla di chi vuole cambiare e chi no, si parla di attori, cantanti, scrittori e giornalisti che muovono voti.

Naah...

Innanzitutto ricordiamo a tutti i miei calorosi lettori che il referendum, tra 'mpicci e 'mbroji, è costato qualcosa come 300 milioni di euro.

Eh, insomma, gli scrutatori, li devi pure paga' no?

Dunque, secondo me, 300 milioni di euro a chi vive ancora nei container a l'Aquila (e nemmeno vado a citare Amatrice....), avrebbero fatto comodo.

Quindi, abbiamo speso 'sta cifrona per....?

Per chiedere alla gente se è d'accordo su una riforma costituzionale.

E ma, già questa premessa, senza entrare nel dettaglio, frena gli istinti.

Ma ce la vedete la nonnetta che non gliela fa a campare perché con la pensione deve mantenere figli e nipoti senza lavoro a porsi il problema dell "riforma costituzionale"?

Ma mettiamoci nella testa di nonnetta, figli e nipoti : che aspettative hanno nei confronti del Governo, della presenza dello Stato nella loro vita quotidiana?

Provate a rispondere voi stessi, io vi pongo le opzioni :


  1. Che si facciano leggi per abolire l'Olio di Palma?
  2. Che si risolva il problema della disoccupazione dei figli in modo da salvare la pensione della nonnetta e non sia necessario che sia lei a pagare i libri di scuola dei nipoti?
  3. Che abolisca il CNEL?
  4. Che impedisca una possibile invasione aliena delle forze di Vega?
  5. Che trasformi il Senato in una assemblea di prescelti tra sindaci e consiglieri regionali, scelti chissà come, chissà quando e per chissà quanto tempo?
  6. Che abbassi in maniera consistente le tasse in modo che i figli della nonnetta possano lavorare, aprire una piccola impresa, sperare in un futuro?
  7. Che trasformi un articolo della Costituzione in qualcosa di molto più semplice, tenendo conto del comma 2, paragrafo 7, riferito all'art. 45, comma 346 paragrafo 5832, in fila per 6, col resto di 2?
  8. Che Mentana faccia una maratona di 48 ore per commentare in diretta le elezioni nel Burkina Faso?


Insomma, ha fallito Renzi? Ha perso la speranza di cambiamento?

Naah...

Secondo me ha fallito la politica italiana, ancora, di nuovo, ulteriormente.

Il referendum è stato posto su questioni che non interessano a nessuno, o meglio, si è partiti molto a monte, sperando che l'intelligenza e la pazienza dei cittadini fossero in grado di capire il percorso tra le riforme e la risoluzione dei problemi quotidiani sia obbligatorio.

Insomma, gli Italiani dovevano cogliere che abolire il CNEL avrebbe aumentato le pensioni minime.

Gli Italiani dovevano comprendere che impastrocchiare il Senato avrebbe diminuito le tasse.

Gli Italiani dovevano dedurre che le modifiche alla "Costituzione più bella del mondo" fossero la chiave per garantire un posto di lavoro a tutti.

Gli Italiani dovevano supporre che tutto 'sto blablabla della Boschi avrebbe risolto il problema immigazione.

E sì, alla fine, mi sa che non era così.

E la gente s'è un pelo stufata.

La connessione tra le domande referendarie e le esigenze dei cittadini non era immediata, e si sono un po' incazzati tutti.

Renzi è diventato da rottamatore supereroe a quello da rottamare.

Si è integrato nel sistema.

Ha tirato troppo la corda.

Per questo ha perso.

Se il referendum fosse stato "Vuoi ripristinare i contratti a tempo indeterminato?", avrebbe vinto il sì al 99%, lasciando quel punto percentuale agli elettori di Scilipoti.

La politica, di nuovo, non ha parlato alla gente, nella lingua della gente.

E la gente ha percepito che si è fatta una montagna di un granello di sabbia, cioè si è cercato di risolvere problemi che nessuno aveva, in modi che nessuno aveva, spendendo 300 milioni di soldi che tutti sono stati obbligati a versare.

E mo'..?

Boh!

lunedì 28 novembre 2016

Il Principe Nero.

Ho ricevuto questo racconto della sua storia realmente accaduta da una cara amica, praticamente una sorella che ha attraversato, come leggerete, uno dei periodi più bui della sua vita.

Non è detto sia tutto finito, anzi.

Però, pubblicare la sua storia (e non citerò il suo nome), potrebbe essere un monito, un avviso, uno strumento per svegliare qualcuno che ancora non ha capito come funzionano queste situazioni.

Sì, la prima cosa che verrà in mente è l'accusa di razzismo e voglio essere sincero : probabilmente avete ragione. Ma se di razzismo leggerete, sarà un razzismo non nato da pregiudizi e luoghi comuni, bensì dal dover subire sulla propria pelle, anzi sul proprio corpo, nella propria casa, a costo della propria serenità,  le conseguenze di aver creduto candidamente alle parole di un individuo che, anche se lo considerassimo al massimo delle buone intenzioni possibili, rimane distante, molto, troppo, estremamente, dai parametri che siamo abituati a concepire per una vita tranquilla e dignitosa.

Il rispetto per la donna, l'umiltà di accettare il bene che ti viene fatto...tutto lontano anni luce.

E il tutto nato da un misto di ignoranza, arroganza, ottusità nel non volersi impegnare ad accettare le regole della mano che ti sta aiutando a non affogare.

Non metto foto, né grafica alcuna in questo post, come sono solito fare qui nel mio blog : sarebbe superficiale e fuori luogo. Meglio solo lo scritto, lasciando che la vostra immaginazione giri il film di questa storia come tante.

Ecco a voi quindi la storia di J, in tutto il suo esplicito squallore.

“ Il Vero sta bene con tutto”

Iniziamo dalla fine, rabbia, rabbia, tanta rabbia.

Rabbia per l'ingiustizia, per l'incomprensione, per la dignità lesa.

Viviamo nell'epoca del malcontento, qui in Italia, come nel resto del mondo, la vita è pesante, i sentimenti si perdono nelle chat delle piattaforme sociali, i progetti affogano in un mare di disillusioni, qui per noi 40enni europei, ma in fondo siamo ancora fortunati perché il nostro paese non è lambito da guerre e come possiamo, in barlumi di umanità di una società disumana, tendiamo una mano a chi è meno fortunato di noi, magari in fuga per salvare la vita, magari in cerca di una nuova opportunità.

Il fenomeno dell'immigrazione dai paesi extracomunitari, è una realtà fortemente presente nel nostro paese; come è naturale che avvenga tra esseri umani ci si conosce, ci si frequenta e in qualche caso ci si innamora o almeno ci si prova.

Si prova sì, perché spesso, troppo spesso, le differenze culturali hanno la meglio sui sentimenti e questi amori interculturali si rivelano trappole.
Vi racconto la mia storia, con la speranza che serva a far aprire gli occhi alle donne che soffrono inseguendo un sogno che difficilmente si realizzerà.
Sono single da diverso tempo,  frustrata da "startup" di storie che non partono mai, un po' perché davvero anche il tuo vicino di casa sembra arrivi a sentire la fatica di invitarti a prendere un caffè...un po' perché a 40 anni, si è in una fase di transizione e coetanei, amici, conoscenti, persone incontrate per caso in un locale, raramente sono single e disposti a conoscerti.
Da qualche tempo,  però, ricevevo messaggi su Facebook da un ragazzo africano. Non gli avevo mai dato peso, ma  un pomeriggio,  tornando dal lavoro e sorseggiando la meritata birra catartica, mi arriva l'ennesimo suo messaggio, di quelli semplici, tranquilli, che una donna si aspetta dal vicino di casa con cui uscirebbe volentieri, previa uscita di quest'ultimo dal letargo :  “Che fai? Se ti fa piacere un giorno vediamoci per un caffè!”

Semplice. Essenziale. Efficace. Mi si apre un mondo.

Penso : "Ah però vedi esiste ancora qualcuno in grado di non annichilirsi dietro uno schermo! "
Ma li per li non gli rispondo ancora, curioso sul suo profilo cerco le sue foto, e accipicchia non è per niente male!
Coincidenza vuole che abbiamo in comune un'amica, una delle persone più care che conosco : le scrivo per sapere  se lo conosce, se è una brava persona, se posso fidarmi ad incontrarlo di persona, lei mi rassicura “è uno dei ragazzi che sta al centro d'accoglienza in cui lavoravo, è un bravissimo ragazzo vai, secondo me ti fa bene!”
Ci penso ancora due giorni, non si sa mai che il Principe Azzurro bussi alla mia porta.... ma niente, quindi contatto L.

Lo ammetto, mi fa un po' paura all'inizio, non ho mai interagito prima così da vicino con un ragazzo di una cultura così diversa dalla mia, ma  iniziamo a scriverci per qualche giorno.
Ho cercato di temporeggiare per capirne un po' di più,  ma lui sembrava davvero un tipo tranquillo e così una sera finalmente ci diamo un appuntamento.

Passiamo una bella serata, serena, in cui mi informo sulla sua storia, su come è arrivato qui e soprattutto gli chiedo esplicitamente se ha moglie in Africa : lui mi dice di avere un figlio ma nessuna donna né qui né lì, che la sua famiglia sono sua madre, sua sorella e il bambino e che sta male perché lui, il padre, è lontano,  ma mi assicura di non essere sposato con la madre e che la storia che li ha portati ad essere genitori è conclusa.

Usciamo ancora i giorni seguenti e molto presto lui inizia a dichiararsi innamorato di me.
Nei modi è sempre disponibile, aperto ad uno scambio anche culturale, sembra molto inserito e ben disposto verso gli italiani, mi rassicura sui tanti dubbi che io pongo per dare inizio ad una relazione perché io sono più grande di lui, perché io sono una donna complicata da gestire anche per uomini della mia stessa cultura e soprattutto perché sono spaventata dalle tante storie di donne bianche infinocchiate da Principi Neri di cui si legge su giornali e social network.
Tutto fila liscio per circa due settimane :  mi sembra troppo bello per essere vero!

La sera del mio compleanno, a metà luglio, accade il primo fatto che mette in moto la sfiducia :  un messaggio vocale di una donna con la voce disperata che parla una lingua che non capisco e che lui tenta in tutti i modi di nascondermi ;  alla fine mi dice è la moglie di mio zio ma la mia luce di allerta ormai è accesa: perché tentava di nasconderlo?
Da lì il inizia il declino.
Continuiamo a frequentarci ed anzi intensifichiamo il tempo che passiamo insieme, probabilmente perché lui non vuole mollare la presa, ma più tempo stiamo insieme più arrivano chiamate di donne africane ad ore e intervalli preoccupanti per me che ho paura di essere l'ennesima bianca ingannata da un africano.
Lui mi rassicura ma io non reggo al dubbio che mi tormenta così lo lascio, neanche venti giorni dopo l'inizio della nostra relazione.
Lui impazzisce, piange si dispera, sfiora lo stalking,  mi si presenta davanti casa, mi fa chiamare da uno degli operatori italiani che lavora nel centro dove abita per farmi dire che lui è onesto, che è innamorato di me, che le donne che lo chiamano sono le “sorelle” (sorelle che poi si sono trasformate in cugine in mogli di zii, ...ad oggi non sono riuscita a capire i gradi di parentela in Africa) così vedendo tanto strazio gli do una seconda opportunità.

Andiamo avanti ma non sono felice, lui non accenna a volermi rendere partecipe della sua vita in nessun modo e la frequentazione consiste in lui che viene a casa mia di notte e la mattina scappa e se ne va sparendo anche da comunicazioni telefoniche per molte ore per poi tornare di nuovo la sera.

Non si esce, non si passeggia, abito in una zona di mare ma lui non vuole mai andare in spiaggia, è estate ma il gelato la sera a lui non va, c'è un concerto, viene anche la nostra amica comune ma lui si vergogna e rifiuta.
Duro altri dieci giorni lo lascio di nuovo, blocco il suo numero, chiedo disperatamente ai miei amici di ospitarmi qualche giorno per non farmi trovare a casa ma non trovo disponibilità.
Spaventata e sconvolta vago per la città, dormo in giro all'addiaccio senza tornare a casa per due giorni poi mi faccio coraggio e decido di rientrare perché non è giusto che non possa stare a casa mia.

Torno e lo trovo li.

Sempre disperato e sempre inneggiante a questo amore smisurato che ha per me.

Ci ricasco di nuovo (se una è stupida è stupida!) andiamo avanti con grosse litigate e con me ormai trasformata in un agente della Stasi, frustrata perché tutte le sue comunicazioni con la sua vita fuori da casa mia avvengono in una lingua che non capisco anche nei casi in cui l'altro interlocutore conosce l'italiano (anche per questione di educazione sarebbe stato carino farmi capire qualcosa, ma niente) e questa eterna domanda : sta al telefono con chi?
Nel frattempo lui mangia, si lava, dorme,  guarda partite in streaming, mi chiede di dargli lezioni di italiano, tutto rigorosamente gratis a casa mia, escluso il tempo che era obbligato a tornare al centro di accoglienza dove vive per fare la firma di presenza.
Arriva settembre lui inizia un corso di cucina : non sa dove si trova il posto dove deve andare, mi offro di accompagnarlo ma lui fa in modo e maniera di andarci da solo e nel frattempo mi mette il veto anche soltanto di avvicinarmi al posto in cui vive; i miei sospetti sono ormai alle stelle come una pazza cerco di controllarlo in tutti i modi ma non ci riesco.

La storia comunque va avanti ma io perdo il controllo. All'ennesima telefonata in piena notte da questa tizia salvata nella sua rubrica come "Mama", la famosa improbabile “sorella” o comunque parente che lo chiama in continuazione,  do di matto lo caccio via di casa.
Sono ancora sconvolta e il giorno seguente non sono lucida, quindi mi schianto con la macchina a 100 all'ora mentre litigo  al telefono con lui.

Basta, stavolta sono decisa, è finita.

Ma niente,  lui continua con le incursioni davanti casa mia, i miei vicini iniziano ad accorgersi che forse ho un problema, manifestano la volontà di voler chiamare i carabinieri se lo vedono ancora così per non farlo ritrovare in situazioni spiacevoli ci parlo di nuovo.

Lo accetto ancora bevendomi la marea di bugie che mi racconta e scendendo al compromesso con me stessa che in fondo se quella che lo chiama è la moglie, sta in Africa e almeno fisicamente lui sta qui con me (male moolto male) e che magari si trova invischiato in una situazione che non può o non sa gestire.
Ma non mi sento tranquilla, non è solo per le chiamate quanto per l'alone di mistero in generale ed ho paura che abbia altre situazioni ambigue qui in Italia, magari simili alla mia e proprio in questa ottica, scopro che con le persone che aveva conosciuto frequentando il corso di cucina (gratuito per lui) che negava pubblicamente di avere un impegno con una donna e, oltretutto, che ci "provava" con una compagna di corso, anche in maniera prepotente.

Mi crolla il mondo addosso.

Mi sento privata della mia dignità, lo chiamo inferocita mandandogli lo screenshot della conversazione con una sua compagna di corso che ero riuscita a contattare e che lui aveva provato a baciare,  lui inizia ad insultarmi, ad umiliarmi, a darmi della puttana perché sono bianca,  a lamentarsi della qualità del cibo che gli avevo sempre offerto (lui non mi ha mai offerto nemmeno un caffè)  e dulcis in fundo del fatto che non ho mai fatto niente per aiutarlo. Il tutto guarnito da mille insulti e offese irripetibili e naturalmente dandomi della razzista.
Signore mie....Fate attenzione!!!
Mai vorrei che la mia storia alludesse al razzismo di bassa leg, ma è un dato di fatto che questi ragazzi non sempre scappano da situazioni insostenibili mentre io, italiana, devo arrampicarmi sugli specchi per arrivare a fine mese perché non sono ricca, devo pagare tutto, la casa, il cibo, i vestiti,i biglietti per i mezzi , le medicine e se volessi frequentare un corso professionale dovrei pagare anche quello, mentre se fossi io ad emigrare non avrei nessun tipo di assistenza e mai mi sognerei di fare del male a chi mi accoglie con la mano tesa.
No gli africani non sono tutti uguali e non voglio demonizzare nessuno,  sarebbe una grande gioia per me potermi ricredere su tutte le idee che ora mi sono fatta.
No gli africani non sono tutti uguali ma quello che è capitato a me purtroppo, sembra un copione già visto e rivisto mille volte anche se forse perso nei media tra accuse di razzismo e stereotipi.
Non ho intenzione di dare retta a quei politici che fanno leva su storie come la mia per accaparrarsi consensi, ma non si può nemmeno ignorare un fenomeno come questo : il mio caso non è certo l'unico, anzi.

Troppo spesso, giovanotti come L. arrivano in Italia non solo per fame o perché scappano dalla guerra (in molti paesi da cui provengono questi immigrati non c'è alcuna guerra!) ma perché sanno, tramite passaparola, tramite la diffusione incontrollata di quello che noi chiameremmo leggende metropolitane, che qui in Italia hanno vita facile, praterie pronte ad essere percorse sia con umiltà, serenità ed il giusto impegno nei confronti del contesto sociale che li accoglie, sia senza porsi scrupoli, senza rispettare niente e nessuno, anzi pronti a far leva sulle debolezze che noi, ingenuamente, mostriamo loro.
Il "Principe Nero"....diventa facilmente uno stalker, se non addirittura uno stupratore.
Il Povero Immigrato...esige, pretende soldi, cibo, vestiti, aiuti per lavoro, un cellulare, trasporti gratuiti e se l'italiano non glielo fornisce prontamente, si indigna.
E purtroppo è vero : ottiene e molto facilmente.
Non è razzismo, non è demagogia : vengono qui e pretendono abiti firmati, lo smartphone ultimo modello, vitto e alloggio di qualità.
Un italiano che ha bisogno di rimettersi in gioco nella vita, di lavorare, di un aiuto, non ha diritto di chiedere nulla, non ha sconti, non ha benefici.
Un africano, arrivato clandestinamente, ha tutto,  gratuitamente.
E l'africano è il primo razzista : pronto a sbandierare quanto subito dal suo popolo ai tempi delle guerre mondiali, quando l'Africa veniva colonizzata da Francia, Portogallo e anche Italia, per sentirsi in diritto di calpestare, insultare e soprattutto porsi come vittima di un sistema sociale che qui da noi è stato sepolto decenni fa.
Anche se al suo arrivo, l'africano si ben dispone, non ha la capacità di comprendere una società così distante dalla sua e da ciò che ha immaginato di trovare : qui le donne non sono oggetti, qui il lavoro non si trova facilmente. Ma lo Stato, ahinoi, continua a comunicare questo o forse, semplicemente, non si muove in maniera sufficiente per far capire ai paesi di provenienza di queste persone cosa ci sarà ad accoglierli se sceglieranno di partire.
Non sono stata stuprata, non arrivo a dire che L. abbia fatto questo, né mi sento di dire di aver subito dello stalking, anche se amici e conoscenti che conoscono la situazione ritengono che il confine lui lo abbia superato abbondantemente. Di fatto a letto ero consenziente e la porta di casa l'ho aperta io, intenzionalmente, rapita un po' dalla tenerezza, un po' dal bisogno di compagnia, un po' dal senso di colpa su cui L. faceva volutamente leva, pronto a darmi della razzista se non lo aiutavo come lui voleva essere aiutato.
Conosco altre donne che hanno scelto di tentare la storia con un "Principe Nero" : tenendo ben presente a cosa si va incontro, essendo pronte alla sottomissione fisica e mentale totale, si vive tranquillamente.

E appunto, conoscendo altre storie simili, sono costretta a fare alcuni distinguo : L. è certamente un caso tra i più comuni, non il peggiore esempio dello scontro tra cultura africana e quella europea;  la prepotenza non era intenzionale, il sesso era appena una sua necessità fisica, come lavarsi o andare in bagno e nella loro cultura, la donna che non si lascia prendere dal suo uomo è degna di biasimo, se non addirittura di essere punita. Il rifiuto semplicemente non è consentito. Lui era irruento, prepotente ma non ritengo di aver subito un abuso.

La ferita peggiore è la serie di insulti, evidentemente covati a lungo, che andavano dall'umiliare i pasti che per mesi gli ho offerto, pagando con i frutti del mio lavoro (precario), i tradimenti e le menzogne nate dall'esigenza di avere di più di quel poco che potevo offrirgli con il mio corpo e la mia casa, magari andando per tentativi e scovando donne che soffrendo di solitudine, sono ancora disposte a sognare un po'.

Non si tratta di razzismo, tutti noi siamo pronti ad aiutare chi ha bisogno.
Ma a che prezzo?

Ecco, queste le parole di J , una amica cara che teme di non essersi ancora liberata di questo uomo che forse, effettivamente, nemmeno può essere considerato stalker, forse più un figlio di puttana che riesce a fare leva sulle debolezze di una donna che a 40 anni non è riuscita a costruirsi una famiglia sua, né una storia d'amore solida e duratura.
Non uno stalker, quindi, perché J la porta di casa sua l'ha sempre aperta consapevolmente.

Come chiamarlo?

Di fatto, ciò che ha subito J è un plagio, una coercizione psicologica nata dall'esigenza di questo individuo come tanti di trovare una casa, un pasto e un corpo da fare suoi, come se gli fosse legittimamente dovuto così come fosse suo e solo suo il diritto di stabilire la qualità del bene che gli viene fatto.

Non so cosa dire : questo è un caso come tanti, certo ci sono situazioni analoghe che sfociano in un amore reale, così come altrettante che finiscono nel peggiore dei modi.

Ma non sarà il caso di iniziare a prendere in considerazione che bisogna smetterla di etichettare tutti gli argomenti scomodi come "demagogia" e iniziare davvero a fare qualcosa per risolvere il problema non dell'immigrazione ma dell'integrazione, cercando di capire SE effettivamente chi abbandona il proprio paese intende integrarsi con il paese che lo ospita?


giovedì 20 ottobre 2016

HoVisto - INFERNO

Vista la trasposizione sul grande schermo dell'omonimo romanzo di Dan Brown.

Ron Howard ha giustamente pensato di saltare IL SIMBOLO PERDUTO, visto che il romanzo parte da paurissima ma poi finisce di cacchissima.

Per levarsi di torno Dan Brown e Tom Hanks (presumo che ci sia stato un qualche contratto per una trilogia), Richie Cunningham sceglie il librozzo che io avevo già recensito qui.

Non c'è molto da dire, il film è ripreso pari pari dal tomo e, come spesso accade quando si vede un film tratto da un libro, si ha la sensazione che succeda tutto troppo in fretta.

Qualche omissione dovuta, qualcuna gratuita.

Qualche variazione rispetto al romanzo, ma poca roba.

Cambia il finale, puntando al buonismo spicciolo whatsamerican_w_gli_yankee.

Hanks fa del suo meglio, il resto degli attori appena appena sopra la sufficienza.

Ma pure Ron Howard fa un discreto lavoro in generale : l'errore è aver voluto completare la trilogia e ovviamente ha scelto il capitolo meno peggio della saga di Robert Langdon, prima che Tom Hanks invecchi troppo e non abbia più il fisico.

Per altre considerazioni, leggetevi la sopralinkata recensione del libro, tanto è la stessa robba.

mercoledì 17 agosto 2016

HoVisto : SUICIDE SQUAD

Sbandierato per mesi, è stato insieme al remake di GHOSTBUSTERS uno dei film più attesi dell'estate 2016.

Ve lo dico subito, è una mezza cazzata.


Ottimi attori, non sono loro a non funzionare ma proprio la trama inconsistente ed una sceneggiatura che sembra scritta da un bambino delle elementari. Il resto, naturalmente si rimpolpa con gli effetti speciali.

Fondamentalmente non c'è una storia, sembra di passare due ore ad assistere ad una presentazione di personaggi che però non servono a nulla.
La Kyenge Weller

Si parte con il ministro Kyenge.... ehm......'sta Amanda Weller che vuole formare una squadra di gentaglia scelta non si sa come e non si sa perché.

Insomma, se il "progetto Vendicatori" aveva un senso, prendere dei criminali per fare una squadra, deve pur avere uno scopo.

No, non ce l'ha.

La Kyenge Weller li vuole e basta, deve farci la squadra lei.

Non è che si parte con un motivo di base, un mostricione che distrugge tutto, un disco volante in arrivo, Vega o l'impero Yamatay.

No, così, tanto per fare.

La Well..no...la Kyen...boh vabè fate voi..
E non è che la Kyenge Weller pensa che in caso di emergenza, potrebbe chiamare Batman, Flash, Aquaman, Wonder Woman, Lanterna Verde, Supergirl e così via fino ai Boyscout.

No, lei pensa a dei criminali.

Ma vabbè, ok, diamo per buono che siamo a Ferragosto, i supereroi di ruolo sono in vacanza, Superman è morto, quindi che fare?

Non è che se ne va in vacanza pure lei, no.

No, vuole la squadra.

E a chi pensa? A mètaumani con poteri fantastici? Alieni, esseri di altre dimensioni, genialoidi che costruiscono armature uguali a quella di Iron Man?

Ma no...

O meglio...sì!

A parte una strega...e che ci vuole a dominare una strega, insomma è solo lì da migliaia di anni, è pure normale che si fa fregare in un attimo dalla Kyenge no?

E a parte l'omo de foco, co' la spada de' foco, che ok, poi si trasforma pure, ma il resto....

Un killer. Wow. In tutto l'esercito americano non ce n'è uno che spara come Deadshot. No. Minchia, rassicurante...

Poi?

Capitan Boomerang. Wow. Uno che lancia i boomerang e fa le rapine. Cacchio, utile!

Poi?

Ecco...LEI.........

TI AMO.
Sono certo se ne sarà innamorato mezzo mondo.

Me compreso.

Ok, ma a che serve? Ok, era necessaria una gnocca da inserire nel cast e prendere un personaggio classico dell'universo DC non era difficile.

Ma a che serve? Perché nel film c'è lei? Che ruolo ha in quest inconsistente storia? 

E come non serve a nulla lei, a che serve il Joker?


Insomma, la Kyenge vuole formare una squadra di criminali, così senza motivo.

Per sbaglio uno di 'sti qua, la strega, si rivela un pericolo e così per caso, prende un neGro, cioè un tipo di colore negro, in una metropolitana e questo diventa suo fratello, cioè praticamente Jeeg Robot, che sta lì nel film a non fare niente, se non a dare il pretesto alla strega di dire "aiutami a costruire un'arma" e a servire come nemico da combattere.

E infatti alla fine, il suo unico scopo è quello di servire da nemesi all'omodefoco colaspadadefoco, che senò evidentemente poteva incenerire la strega subito e buonanotte.

Insomma, situazioni senza senso, personaggi superflui, una storia inconsistente.

Perché c'è Joker nel film? Perché c'è Batman?

Boh.

Eh, no, non si fanno film così.

Ma nemmeno metterci una Margot Robbie a fare sfoggio di sè, di fatto non serve a nulla. Il rapporto tra Joker e Harley Quinn sembra una sottotrama messa lì a riempire per allungare il brodo.



Perché viene scelta lei? E' una psicopatica e allora? Non ha superpoteri, non ha una superforza, non è una abile combattente. E' solo la fidanzata del Joker.

Perché inserita in una squadra di persone speciali?

E di fatto non contribuisce, non fa nulla se non far innamorare i maschi ma anche cascare le balle per terra per le battutine inutili che fa.

Un film senza capo ne coda, c'è azione ma annoia.

Ok Margot Robbie compensa con la sua presenza, ma davvero Hollywood e la DC pretendono di reggersi su questo?


sabato 13 agosto 2016

HoVisto : STAR TREK BEYOND

Allora, se non ve lo ricordate, ve lo dico : INTO DARKNESS non mi aveva certo entusiasmato ed ero davvero perplesso riguardo questo terzo capitolo della (nuova) saga.

Come per i precedenti, anche qui ho letto critiche che vagheggiano dall'orto all'occaso, dalla tavanata galattica alla pietra miliare, dalla Korazzata Kotiomkin all'ipotesi Oscar anche per le comparse.

Non ho mai visto alcun FAST & FURIOUS, ho troppi pregiudizi su film di macchine per concedere al regista Justin Lin, due ore della mia vita in questo senso, ma se da una parte ho sempre apprezzato alquanto la cinematografia cinese, dall'altra effettivamente, con questo STAR TREK BEYOND ho dovuto ricredermi.

Lin, prende quanto di discreto fatto dalla gestione Abrams e lo riporta sul mondo Trek, in maniera sobria e assennata, senza strafare e senza estetismi disutili.

Se, ad esempio, nel primo film vediamo una sala macchine dell'Enterprise assolutamente ridicola, somigliante ad un hangar in cui si fabbrica birra e non certo a quanto visto finora nella saga, Lin ci mostra invece una sala macchine tutta nuova, perfettamente inserita nel contesto.

La Sala Macchine dell'Enterprise : manca il baffo Moretti....

Perché Abrams aveva mostrato una roba così inverosimile, anche dal punto di vista delle dimensioni? Ok, siamo in una linea temporale alternativa, la nuova Enterprise è molto più grossa di quella di Kirk versione Shatner, ma questo non dovrebbe significare una totale libertà narrativa a scapito del realismo.

Star Trek è stato sempre molto incentrato sul realismo, proponendo soluzioni tecnologiche credibili, auspicabili e anzi che a volte sono davvero divenute realtà.

Io ce l'avevo. Giuro.

Abrams ha sboroneggiato parecchio, ma mi sta bene, però deve avere un senso. Non puoi mettere lì una roba solo perché ti sembra figa.

Anche l'eccesso di lucine, di flares (quelle robe che ti sparano luce in faccia per un attimo), non è che siano proprio gradevoli, sai Abra'?

Comunque, tornando a Justin Lin, non ha fatto un capolavoro, anzi.

Come lo spirito dei precedenti due film, ha preso elementi dalla saga originaria, miscelandoli in un contesto attuale.

Kirk nel secondo film muore arrostito, ce lo ricordiamo? Ecco, nessuno ci spiega come mai in questo film sia vivo, vegeto e in buona salute.

E occhei...mo' ci saranno fumetti, videogiochi, fanfiction, romanzi e ventordicimila supporti ufficiali autorizzati dalla Paramount che possano parlare di come Kirk non era morto, di come è stato salvato da boh...i Borg...di come McCoy abbia fatto miracoli e così via dicendo.

Annateve a compra' er fumetto...insomma.

A me si.
Ma andiamo avanti : l'Enterprise viene distrutta e i nostri eroi si ritrovano su un pianeta sconosciuto, riuscendo poi a scappare con un'altra nave. 

Vi ricorda niente?

E non è un caso che parliamo del terzo film della saga.

Vabbò, ci sono le attenuanti : nella nuova serie non muore Spock...o meglio, non muore nel secondo capitolo, trasmettendo il suo katra a McCoy.

Poi bon, credo ci sia per contratto, nella gestione Abrams, il fatto che in ogni film debba cadere su un pianeta almeno una astronave.

E infatti, una volta smembrata l'Enterprise (i cattivi la stagliuzzano per bene, prima amputano le gondole, poi segano via la sezione a disco dalla pancia), la sezione a disco, che se ho capito bene, era sganciabile un po' come succederebbe poi alla Enterprise-D di Picard, finisce sul pianeta Pandora pianeta dei cattivi, dove atterra malamente, con una sensazione di dejà-vu se ripensiamo a GENERAZIONI.

E su GENERAZIONI ci si schianta un po' per colpa dei Klingon, un po' per colpa di Deanna Troi che aveva preso il timone. Qua ci si schianta un po' per colpa di 'sti cosi nuovi, un po' per colpa di Uhura....

...siamo lì, insomma, donne al volante.....

Parliamo dei cattivi : 'sto Krall, sembra un po' una via di mezzo tra Hirogen e Jem'Hadar.

Krall.

Ok...vabè...

Un Hirogen.
...e ok...rivabbè...

Un Jem'Hadar.
E direte voi che comunque siamo su Star Trek, gli alieni sono SEMPRE umanoidi con in lattice sulla faccia, non è che puoi amputare un naso ad un attore per fargli avere un look da alieno figo.

No, no, ok, e la computer grafica che ce sta a fa...

Insomma, tocca fa un cattivo? Bene, o ci mettiamo un cattivo storico, rivisto e corretto, o una razza già nota, ridisegnata e infighita, oppure il solito mostricione rettiliano verdognolo perfido un po' senza motivo.

E infatti Krall, non è che sia proprio motivato : serviva un cattivo che voleva sterminare tutti e bon, mettiamoci un ex capitano frustrato che non si sa come si mantiene in vita pippandosi qualcosa di cui non ci viene detto nulla, quel qualcosa che da umano col nome brutto (Balthazar Edison???) lo trasforma in qualcosa di impaurente.

Cioè...mai che ti trasformi in una bella gnocca o in un Jabba-The-Hutt o in qualsiasi cosa che non sia un alieno brutto.

Ma d'altra parte, la storia di una razza aliena che ha trovato un modo per mantenersi giovane, l'avevamo già vista.

Ecco.
Oh, ecco.

Poi che altro ingrediente mancava? Uhm...diciamo una ragazza immagine, qualcuno che motivasse un po', che spiegasse vagamente quanto è cattivo Krall e che desse una mano nelle scazzottate.

Allora prendiamo una bella gnocca, una di quelle che devi far vedere in giro durante la promozione del film, perché ce l'hai sotto contratto e siamo in un periodo in cui devono venire impostate una serie di nuove belle gnocche di Hollywood, ché Cameron Diaz è vecchia, l'epoca Megan Fox non ha attecchito e comunque è passata pure quella, quindi serve nuova patonza per far sognare gli americanozzi.

La mettiamo a fare un film di prestigio, e chissene se poi non è una bomba.

Il suo ruolo non serve a granché, difatti verso fine film è coprotagonista con Kirk di una delle scene più sborone dell'intera saga, poi sparisce e la ritroviamo a tentare di sbronzarsi.

E la doppia la mia amica Ilariaaaa...
Poco spessore, questo personaggio di Jaylah, poco utile alla storia, poco approfondito...ma sbandierato lì sui manifesti perché in Star Trek qualcosa di alieno-esotico ce lo devi pur mettere, anche a forza se necessario.

Qualche altra sboronata, ma vabè, te la gusti anche, tipo Kirk in moto, su una moto che in teoria era lì ad arrugginire da 70 anni, quindi comecacchiofaafunzionareeeee...

Poi bon...lacrimucce : un grande tributo al compianto Leonard Nimoy inserito alla perfezione nel contesto della trama e della tensione interiore dello Spock di Zachary Quinto. 

La foto del cast originale....nooo....pelle d'oca, ragazzi, pelle d'oca!

In tutto comunque regna una delle regole fondamentali dell'universo Star Trek : il posto dove è l'Enterprise, sia esso un pianeta, una stazione spaziale, un punto megastrategico importante vitale per la Federazione, è sempre il meno protetto della galassia.

La stazione in questione, Yorktown (bel nome...non era più figo chiamarla tipo Deep Space 1?), non ha mezza astronave, mezzo caccia, mezzo cannone, mezzo niente di niente a difenderla.

Bravi, geni, davvero.

Ma questo, appunto, succede SEMPRE in Star Trek.

L'Enterprise è SEMPRE l'unica nave a disposizione per salvare tutti.

Tirando le somme, comunque è un buon film : Lin utilizza gli elementi a disposizione in un ottimo modo, tenendo conto dell'imponente passato della saga, aggiustando gli eccessi di Abrams visti finora, sboroneggiando sopra le righe qua e là (parliamo del regista di Fast & Furious, insomma), con una trama poco impegnativa ma abbastanza in linea con il mondo Trek.

Non entusiasma certo, ma diverte.

E devo dire che ho apprezzato parecchio il finale : quello "Spazio, ultima frontiera..." con l'Enterprise-A in costruzione provoca la seconda pelle d'oca, dopo pochi minuti.

Bravo Lin, dai.

giovedì 11 agosto 2016

HoVisto : JASON BOURNE

Ho presenziato all'anteprima del film JASON BOURNE al Festival del cinema di Locarno. 

Vualà, che figo eh?

Bon, mi ero appassionato alla saga, tanto da considerare i primi due capitoli come tra i migliori film d'azione di sempre. 

Sul terzo capitolo...beh...noia...il quarto, non c'è Bourne, non l'ho nemmeno visto.

Ho letto il primo romanzo : Ludlum ha un indiscusso talento per concepire la vita di un agente segreto nei minimi dettagli, tanto da perdersi in pagine intere in cui spiega che anche modificare semplicemente il proprio modo di camminare, può aiutare a confondersi tra la folla, agli occhi di un killer che ti insegue.

Appassiona, sì, ma vabbè, alcune parti potrebbero anche essere un pelo più concise.

Ma arriviamo al quinto capitolo cinematografico della saga.

La proiezione sull'immenso schermo della piazza del festival è stata senz'altro suggestiva, ma, trovandoci in Svizzera, la proiezione ha mantenuto l'audio originale in inglese e ha pensato bene (trovandosi a pochi km dall'Italia) di offrire sottotitoli in tedesco ed in francese, in italiano NO.

Geni.

In ogni caso, conoscete la saga, di chiacchiere ce ne sono poche ed il sottoscritto parla inglese e francese, quindi bene o male ho capito un po' tutto.

JASON BOURNE è un film strano, in realtà : zeppo di stereotipi americanoidi, come l'inizio-clone di Rambo 3 in cui ci viene mostrato un Bourne che per campare, fa incontri clandestini di lotta.

E ok, ci può stare : le prende quando vuole, giusto per far scena, poi quando serve stende l'avversario con due schiaffi, due.

Dopodiché il film diventa il clone del secondo capitolo della saga, THE BOURNE SUPREMACY, con Alicia Vikander a fare una sorta di doppio gioco all'interno dell'agenzia, per cercare di far "rientrare" Bourne, un po' come fu il personaggio di Pamela Landy all'epoca del secondo capitolo e con un invecchiatissimo e quasi immobile Tommy Lee Jones a fare il ruolo di un capoccia dell'agenzia come fu il personaggio di Abbott, quasi analogo.

La Vikander è indubbiamente in gamba, riprende quasi il suo ruolo dell'androide Ava, visto nel film EX MACHINA, una donna fredda, calcolatrice e sexy quanto un lavandino : monoespressione per tutto il film, incanta coi suoi occhioni, ma appunto sono tratti giusti per il personaggio. L'unica pecca è che effettivamente ha un viso inadatto per qualcuno che fa tutto ciò che fa, per fare carriera. Sembra più una bambina ambiziosa che una funzionaria della CIA e questo forse stona. In un mondo in cui ti immagini cinquantenni co' la panza a gestire tutto, una ragazza così giovane, mette in dubbio il realismo della storia.

Tommy Lee Jones, boh...chi è? Ruolo poco "sentito" evidentemente, da un attore con la sua storia e con la sua faccia, ti aspetti qualcosa in più. Ha un'età, ok, magari è il caso che si dedichi ai nipotini, o ai pronipoti.

E poi lui, Matt Damon, che è Jason Bourne.

Niente da dire, sempre perfetto, impeccabile nella parte, invecchiato quanto basta, in forma fisica ideale.

L'unica trovata un pelo originale di questo film è il collegamento con il padre di Bourne, che però...mah...sembra un po' come quando in LAST ACTION HERO il protagonista deve sbattersi per salvare dal pericolo suo cugino di secondo grado...

...e ti fa pensare che nei prossimi anni vedremo un THE BOURNE FAMILY in cui la mamma di Jason, insieme alla zia, sono invischiate in una operazione di intelligence di respiro internazionale, di quelle che succede un gran casino per nulla, però vabbè, sono segretissime.

Il cattivo, cattivo, è l'ex signor Bellucci, Vincent Cassel, in pratica un riciclo dei suoi personaggi visti da anni, ad esempio il suo NightFox nel film OCEAN'S THIRTEEN .

La mia recensione finora, sembra voler dire che il film è una minchiata, ma no, dai, non lo è.

E' un ottimo action movie, come i precedenti, con tutti gli ingredienti che Hollywood sta impiegando in questi anni per tenersi a galla : allungare brodo, inserire attori di nome anche se bolliti, attrici che non hanno "le phisique du ròle" ma devono essere spinte come la mejo figa del momento, idee riciclate e per il resto ci pensa la CGI.

In ogni caso da vedicchiare.

giovedì 4 agosto 2016

Tormentoni is back : Andiamo a Comandare!

Eh sì, quest'anno ci risiamo.

Era un po' che non venivano fuori gli stramaledetti "tormentoni", ovvero quelle canzoni idiote al 1000%, che lobotomizzano il pubblico ma che riescono a generare una inversione di polarità sul culo di tutti generando inspiegabilmente, il sollevamento dalla poltrona.

E quanti ne abbiamo visti, sentiti e quanti siamo stati obbligati a suonare in consolle?

Marònn..se ci penso...

Da quella roba immonda di ASEREJE delle Las Ketchup, tre cessi sgallettati, incapaci di cantare, che proponevano una roba senza senso con un balletto degno di un ritardato mentale in estasi mistica, dopo aver fumato il cervello di un bradipo, sciolto nell'hashish scaduto misto a Dixan.

Per chi non lo ricorda...vi faccio reinorridire...


E che dire allora, di quella orribile filastrocca che ci fracassò i maroni una lontana estate di tanti anni fa, in cui una artista poco capace, mezza cozza, ma evidentemente molto fortunata, ci tormentava i neuroni con l'apoteosi delle rime baciate?



Vabè, senza che continuo l'incitamento al suicidio di tutti voi, risparmiamoci i vari Michel Telò, Papi Chulo e latineggianti vari.

Per qualche anno ci hanno lasciato in pace, nessuno riusciva a imporsi e i candidati al tormentoneggio erano comunque canzoni pop discrete, seppur semplici, tipo ROMA BANGKOK e simili.

Ma quest'anno no.

NO.

Torna la scemaggine, riaffiora l'idiotaggine.

Però no, vabè, spezziamo una lancia dai.

Indubbiamente siamo all'apoteosi del successo di ANDIAMO A COMANDARE di Fabio Rovazzi.


Allora, voglio dire cosa penso di questo pezzo, di questa produzione.

Non credo sia un tormentone idiota. Sì, lui sarà una meteora come per fortuna tutti gli altri suoi predecessori : le Las Ketchup, la Rossi, Michel Telò, Lorna, King Africa, Los Del Rio e via dicendo, sono morti e sepolti artisticamente poco dopo il successo del tormentone, grazie a Dio, Buddha, Allah, Athena, Odino e Anubi.

Ma la canzone.....così senza senso, avete notato il tono ironico, satirico ed il mondo che va a toccare?

Non so voi ma io seguo volentieri le varie pagine facebook satiriche, da Sesso Droga e Pastorizia a Cloroformio , da Lercio al suo acerrimo nemico Ah, ma non è Lercio, e così via e pensate un po' c'è pure chi followa Salvini.

Tutte entità satiriche, che parodizzano sul come funziona il nostro mondo del post millennium bug, del post cellulari (ora si chiamano SMARTPHONE, vi piaccia o no), del post musica-da-comprare, del post quarantenni-che-sono-gente-grande-che-lavora-e-invece-sono-pischelli-disoccupati.

E tutti che stanno lì a ricordarci che esiste l'ignoranza allo stato puro, la bastardaggine, la stronzaggine, citando anche presonaggi discutibili, casi di cronaca e fenomeni da baraccone vari.

Ecco... 
...appunto..
In questo contesto, ci si sganascia dalle risate sul Faccialibro e intanto si somatizzano realtà scomode, fino ad accontentarsi di 80 Euro come risoluzione di tutti i problemi del paese.

E Rovazzi chi è? Che fa? Da dove sbuca?

Boh!

E chissenefrega?

Ma avete sentito con cosa ci tormenta? Un brano nato da un videoclip : con i bambini, I BAMBINI di 4 anni che imparano pure la battutina introduttiva di Fedez e il momento di svuoto in cui J-Ax, 20 anni dopo il Tranqui Funky, gli grida "ma che cazzo fai?" con nessun genitore che si preoccupa come spiegare ai suddetti mocciosi cosa siano 'ste canne che Rovazzi non si fuma e sorridono se un bimbo da scuola materna ha imparato la parola "cazzo" dal tormentone estivo.

Un brano che parla di Pastorizia Lercia, di 'sto Rovazzi con la faccia da pirla che, immobile sul palco del Coca Cola Festival, anima le folle come fosse un fotogramma in loop di un film di animazione di Tim Burton.

Un trascinatore di niente, che, senza saper cantare, ballare, presentare, animare, suonare, performare fa un successone partendo dalla botta di culo di saper fare video.

E fa pure la storia : è la prima volta che un brano vince un disco d'oro senza mai essere stato pubblicato se non con il video su youtube.

Un video che sembra na roba ironica, ti viene da domandare se lo stop della musica e il "Rovazzi che cazzo fai?" di J-Ax siano solo nel video, mentre la versione "normale" del pezzo sia completa e senza pause.

No, non lo è.

E' uscita la versione singolo, con la stessa identica stesura del video. Praticamente dal video nasce tutto, la canzone ha una strofa e mezza e due ritornelli, poi c'è un allungamento di brodo alla fine, totalmente inutile.

In sostanza meno di due minuti di musica e sei disco d'oro.

Apprezzo la satira tipo PASTORIZIA, apprezzo anche il pezzo, indubbiamente facile e forte e non mi metto a paragonare Rovazzi ai vari Mimmo Amerelli o Gianlucagrignaniremix.

Sto solo riflettendo su quanto ANDIAMO A COMANDARE rifletta la società odierna alla perfezione.

Valore artistico non zero, ma meno duemila, però idee giuste e contesto favorevole.

E tanta gente che si sbatte in studio a cercare di far musica buona....a cercare quell'accordo, quel tema, scrivendo testi, studiando sonorità.

Però, Rovazzi, sputa sui fighetti, calpesta la cultura, passa con il trattore sopra a Ottaviani, Carola, Capriati, Benassi e tutti quegli italiani che nel mondo hanno fatto ballare più in paesi dove c'è un minimo di cultura che nel proprio d'origine.

In consolle Michele Misseri.

Ma vi dirò, massimo rispetto, però preferisco il trattore al dj tronista.

L'epoca dei dj veri è finita, l'epoca dei discografici pure.

Fai un video, un buon video, ignorando completamente concetti come ottave, stesura, composizione e fai il disco d'oro.

E chissà se la gente che lo ascolta ha capito la battutaccia su Guè Pequeno...?

Insomma, Andiamo a Comandare è senz'altro eleggibile come il tormentone 2016, senza scendere nel trash puro, squallido e socialmente corrosivo alla Rosario Muniz o alla Paolini o alla Diprè, ma anche senza essere un idiota finto figo che ti fa vedere bambini correre in consolle a chiedere di rimettere daccapo Dragostea Din Tei ventordici volte.

Un tormentone semplice, non troppo meritato, ma meglio di tanta zozzeria che ci ha fracassato la vita per anni.

E vabò....andiamoci a comandare, va'!

DJ CRONACHE - Episodio 7 - Tira più un pelo....

Altra puntata, altro momento epico trash grottesco da raccontare, liberamente tratto dalla mia vita diggeistica di tanto tempo fa.

Dunque, all'epoca ero in bilico tra la fine del mio rapporto lavorativo con un noto big della scena denz italiana, fine avvenuta per motivi a me tuttora ignoti, se escludiamo la testadicazzaggine del personaggio in questione, epperò lavoravo in un locale molto figo del centro Italia, durante il suo ultimo periodo di funzionamento, ché poi è stato il tracollo totale e ora mi pare di aver capito che stanno demolendolo.

Ce ne sarebbero e ce ne saranno di storie da raccontare su questo posto, ma oggi mi soffermo su un episodio accorso durante due serate della stagione inizio-autunno.

C'erano due personaggi che ruotavano intorno alla gestione del posto, un ragazzo figlio del proprietario e un tipo di quelli che si definiscono "organizzatori" perché prima del locale figo, avevano lavorato ad eventi di rilievo in altre situazioni, tipo Sagra della Pecora Der Paesello De'Noantri e il SuperParty di Compleanno di Zia Erminia, che compieva 72 anni.

Clubbing allo stato puro. Guardate lì a destra la nonna di Adam Beyer.

Con un curriculum così...e che te lo fai sfuggire un professionista del genere?

Anche no.

Allora tra questi due personaggi e alcuni dj inspiegabili, c'ero io che cercavo di tenere in piedi una baracca traballante.

L'organizzatore, coso lì, un uomo sui cinquanta, credo, morto di figa come pochi, aveva in mente un calendario di ospiti di rilievo per incentivare il popolo del clubbing a venire a ballare da noi.

Ma sapete, no? Robe tipo la megafiga apparsa al Grande Fratello di due anni prima o il dj di Radio Burina la cui selezione spaziava da YMCA dei Village People rallentata a -6, mixata con TRICK ME di Kelis accelerata a + 50, senza, giustamente cliccare su "master tempo" del cdj, perché sentire un brano pop come fosse cantato da Alvin e i Chipmunks, fa molto cool.

...e già che ci siamo, vi piace la caponata?

E non sto facendo iperboli.

Allora una sera ci viene superguest un dj che effettivamente era stato famoso negli anni 90 e che comunque apparteneva al team di una radio nazionale tra le migliori. E si porta dietro una vocalist gnocca.

L'organizzatore, coso lì, non è che si fosse fatto due conti sul tipo "ma che musica fa, questo?" oppure "piacerà al pubblico tipo del locale?" oppure "Che sound si aspetta la gente che viene a ballare da noi?"....ma no, a che serve farsi domande, direte voi?

D'altronde c'era la vocalist gnocca, chissenefrega del resto.

Magari, sapete com'è, capita una arrivista di quelle che te la mollano pur di fare altre serate, ché se sei in forza ad una radio nazionale, è pure normale che la dai all'organizzatore, coso lì, perché ti sbava dietro.

Nell'ipotesi, beh, facciamola lavorà, 'sta ragazza.

Comunque, la serata col dj in questione andò demmerda.

La sala dove suonavamo noi era bella grossa, roba che magari c'entravano pure 2000 persone, ma durante la serata ce ne saranno state massimo una 50ina e di quelli tipo che se non metti il tromentonedelmomento, il culo non lo alzano.

Dai, metti ASEREJE...

Poi vabè, se lo metti "no, questa la devo troppo ballà", si buttano in pista fomentati come un criceto davanti ad una ghianda, fanno tre passi, si guardano intorno, si sentono dei pirla, si voltano, cercano lo sguardo di approvazione degli amici e li trovano a fissare il nulla, come se il muro del locale fosse uno specchio della loro anima..

Poi si risiedono e aspettano.

Cosa aspettano, non si sa.

Comunque il dj ospite fa il suo lavoro, lui e la vocalist gnocca si guadagnano la pagnotta, anche se arrivano a supplicare la gente di alzarsi, spudoratamente proponendo voto di scambio, corruzione, con toni servili che manco Fantozzi col Megapresidente Arcangelo. 

Insomma, tirano fuori i gadget della radio e qualcuno il culo lo alza, ma sapete quelle scene patetiche tipo "Vendo mia madre per una t-shirt brandizzata"...

Il dj accenna una polemica al microfono, che poi era un modo educato e garbato di dire "Astronzi, se non ve do le majette cor cazzo che v'arzate eh?", in più detto in milanese.

E beh, comunque, aveva anche ragione.

La vocalist, indubbiamente figa, faceva il possibile. Ma era proprio il contesto a non funzionare : insomma lui era ed è tuttora un grande professionista, lei è bravina ma è ovvio che se fosse un cesso, starebbe a smadonnare per un licenziamento al mese, dovuto al Jobs Act.

Semplicemente l'organizzatore, coso lì, non doveva accettare la proposta del mangement che ti dava 'sta gente qui per quel tipo di serata.

Tant'è che poi, si chiamarono altri nomi, più adatti al contesto, tipo Gabry Ponte.

Capito no? Andiamo a comandare, proprio.

Loro, escono con tua figlia, sappilo.

Comunque, non finisce qui : dopo Gabry Ponte, il locale subisce un rimescolamento artistico, noi veniamo spostati nell'altra sala, quella principale e ripartiamo con gli ospiti.

E chi ti va a invitare l'organizzatore, coso lì?

Esatto : la vocalist gnocca.

Ma da sola eh?

Tipo che doveva fare da vocalist ai nostri dj.

Io suonavo poco, prevalentemente presentavo, microfonavo, vocalizzavo, insomma.

Quindi bon, facciamo la prima ora, poi annuncio la super ospite che tutti aspettavano e le lascio il microfono per esibirsi.

Roba tipo che alla gente in pista, fregava di lei quanto frega a me della discografia di Mimmo Locasciulli.

Stessi parametri proprio.

Lei, la vocalist patonza, si rende conto di suscitare poco intorno all'indifferenza nel pubblico e a microfono spento mi propone di fare tranquillamente tutto insieme, alternandoci, visto che io magari ecco, conoscevo meglio i miei polli, ovvero il pubblico, la musica del dj che suonava e come si fa il vocalist trascinatore di folle in discoteca.  I dettagli insomma. 

Io comunque non ero una bella fregna, non lo sono mai stato.

Allora, il dj in questione, di cui parlerò un'altra volta, mette su un pezzo di quelli che a Roma ci fai il coro "popopopo", a Viterbo forse, fuori dal Lazio non sanno manco che musica sia.

Quindi in un momento di silenzio della vocalist gnocca, prendo il microfono e con tutta la mia professionalità, nel pieno rispetto dei ruoli reciproci, dico "Facciamo vedere a XXX(La vocalist figa)XXX come si canta a Roma su questo pezzzoooo!"

E tutti "eeeeeeeeeee", leggete tipo coro da stadio.

Quando parte il momento di cantare, lei apre il microfono e invece di aver capito che brano sia e cosa va fatto per incitare le folle, si gira verso di me...e rompe i coglioni :"Allora, Sygma? Cosa si fa su questo pezzo? Dai diccelo...facci vedere..."

Cioè...sul momento in cui uno dei due doveva incitare il coro, lei se ne esce così.

Io taccio, per evitare polemica e per non far fare al locale figure demmerda : in ogni caso aveva lei il microfono in mano e dato che probabilmente l'organizzatore, coso lì, aveva cacciato più di mille euri per avere la vocalist gnocca in consolle con noi, stamose zitti che è mejo.

Non intervengo più durante la serata finché lei non finisce, saluta tutti noi con spirito compagnone, falsa come una banconota da 27 euro e 50 e se ne va.

Verso fine serata, arriva da me l'organizzatore, coso lì, che chiede un po' come era andata la pista.

Accenno una richiesta di chiarimento tipo dire in maniera educata "Ma che cazzo l'hai invitata a fa, sta gallina idiota?".

Lui risponde che è brava e poi me la volevo trombare è una gran professionista, ma soprattutto è molto figa.

Capito, no?

I requisiti indispensabili per investire dei soldi : un personaggio di cui non frega niente a nessuno, che non offre alcun apporto alla serata e che costa pure mille, dumila euri.

Però è bona.

Eh, allora ok.

Chissà se ancora l'organizzatore, coso lì, si domanda il motivo per cui la stagione in quel locale andò a puttane?

In entrambi i sensi in cui questa parola è interpretabile.

Chissà?

HoVisto : STRANGER THINGS (la serie)


Sì, mi ritrovo a recensire una serie, stavolta, ma va detto che una volta sparatimi gli 8 episodi di cui è composta, devo dare ragione ai Duffer, i due fratelli che l'hanno concepita, che hanno dichiarato apertamente che va considerato più un lungo film, che una serie a puntate.

Infatti, probabilmente, proprio per questo Netflix ha messo a disposizione tutti gli episodi in una volta sola, per i propri abbonati.

E sì, ne vale la pena.


Innanzitutto, come senz'altro saprete, si parla di una serie ambientata negli anni '80, con protagonisti dei ragazzini che scorrazzano con delle biciclette per le strade di una cittadina di provincia americanozza e poi ci sta il mostricione..uuu..miiii...che pauuura...


E non è che tutto ciò vi suona familiare, no, ve'?

A me sì.

I Duffer brothers, roba che sembrano più un duo che fa musica elettronica, dal nome, hanno abbastanza più o meno dichiaratamente dichiarato di aver tenuto in forte considerazione molti film di successo dell'epoca, allo scopo di tentare di riportare nella serie quelle atmosfere, tra Spielberg, Carpenter, e tra E.T., i Goonies, Stand by Me...ecc.

E senz'altro ci sono riusciti : la fotografia generale forse è un po' troppo moderna per apparire "ottantosa" ma il resto c'è, sembra di assistere a...

..a...

...no spett'nu' mument'..

..ma non c'era già stato pochi anni fa un qualcosa che parlava di bambini, di un mostro, negli anni '80, che si ispirava a E.T., i Goonies, Spielberg eccetera?

Eh, sì ragazzi!

Ve lo ricordate questo?



Ecco se non ve lo ricordate, leggete qui, va...

Dunque, ragazzi, NCS, non ci siamo. Le trame non sono così uguali, ok, la serie vira più sull'horror che sul buonismo come il film, però vabbè, dai : atmosfere ottantose, ragazzini in bici, un mostro, un poliziotto determinante, atmosfere alla Spielberg, citazioni varie....

Insomma, non è che si sia proprio scopiazzato, ed è pure vero che, insomma, alla fine s'è visto tutto, quindi riciclare qualche idea, è tollerabile.

E di fatto, comunque, STRANGER THINGS riesce clamorosamente nell'intento.

Musiche meravigliosamente richiamanti i suoni tra le musiche composte dallo stesso John Carpenter per i suoi film e magari, ecco, robe tipo i mitici Tangerine Dream.

Il logo della serie, così come molte tematiche affrontate, sono ispirate palesemente a Stephen King e a tutto ciò che erano le ambientazioni dei suoi romanzi del periodo d'oro degli anni '80.

C'è tutto insomma, anche una Wynona Ryder che non è particolarmente in forma, ma vabè, fa la sclerata e che altro doveva fare se non piangere e strillare per tutto il film?

I bambini sono i veri protagonisti, così come la bambina che ha il ruolo centrale, risolutivo, un Deus Ex Machina in tante occasioni.

Meravigliosi, bravissimi, sembrano davvero usciti da una roba tipo I Goonies che incontrano Elliot a Derry e cacciano Lo Squalo. Come siano stati trovati, bambini così bravi e dal look effettivamente ottantoso?

Vabè, insomma, vedetevela, davvero, anche se non terribilmente originale, vale la pena perdersi e fatelo anche con un ottimo impianto audio nel vostro TV o con buone cuffie nel vostro PC.