venerdì 13 giugno 2014

HoLetto : INFERNO di Dan Brown

Quando, chiacchierando di letteratura, diffondo l'eclatante notizia di apprezzare Dan Brown, vengo guardato con scherno, con facce come Sarkozy e la Merkel che parlano di Berlusconi.



Ho finito INFERNO, quindi al momento ho letto tutta la sua bibliografia e posso sostenere che se IL CODICE DA VINCI è stato ristampato (più volte mi pare) mentre INFERNO è in pochi mesi stato riproporsto in edizione ultra-economica a 5€, un motivo ci deve essere.





L'editore si è reso conto....

Non che sia una ciofeca, anzi.


Però, ecco....immaginiamo Robert Langdon con la sua cinematografica versione (sì, sappiatelo, ci faranno il film) che ha le sembianze di Tom Hanks, avete presente?

Bon, riassumendo tutto in due parole, pensate a Tom Hanks che incontra una bella figa e scappa per il 90% del libro.

Il resto sembra un tomo di Storia dell'Arte, di quelli che le insegnanti ricevono la mazzetta per obbligare gli studenti dei licei artistici a comprare.

Al contrario dei romanzi precedenti, dove più o meno tutto si incastrava alla perfezione, dove ogni momento in cui ci si trova davanti ad un'opera d'arte ha una ragione utile per il proseguimento della storia, in INFERNO boh, vabè, fuggiamo e infiliamoci nel pertugio che guarda caso è stato affrescato da Tiziocaio nel milletrecentoventordici e giù otto pagine di descrizione dell'opera.

Perché il colpevole fa ciò che fa? Boh, nun se sa.

Cioè si scopre il motivo di fondo, quello che alla fine dovrebbe essere un mezzo atto di mega-terrorismo che cambia le sorti del pianeta Terra. Ma perché fornisca a Indiana-Langdon le indicazioni per farsi scoprire, non si giustifica se non perché Dan Brown ci deve scrivere un libro, per farci soldi sfruttando il suo solito meccanismo della storia thriller inserita tra opere d'arte, magari italiane.

Il che è male.

Male perché ti tiene sì in ansia per tutta la durata della fuga (e non ci riesco a chiamarla storia, di fatto non succede quasi niente), ma alla fine si riassume tutto come ho detto sopra.

I colpi di scena ci sono, ma sembrano usciti da una puntata dei Griffin, tipo "Hai presente quel serial killer che prima era descritto come pericolosissimo e invincibile? Ecco, in realtà......sono IO!" e Langdon non ci era arrivato..cacchio........gneee...

Ma appunto la cosa più irritante è pensare al cattivo di turno, l'antagonista, il pazzoide che puntualmente Langdon si trova ad affrontare, che vuole, pensa un po', sterminare l'umanità e non è che prende e lo fa, no, anzi. 

Ma si mette lì a studiarsi una lunga serie di indizi fatti apposta per offrire al protagonista il modo per fermarlo. 

Cioè...ma che ti frega di scrivere poesie sulla maschera mortuaria di Dante??? 

A che serve il mini proiettore che Langdon trova all'inizio?

A che serve tutta la rottura su "catrovacer"?

Tu, cattivone, Ombra della Peste, fanatico degli scritti di Dante Alighieri, vuoi sterminare mezza umanità perché ritieni che il pianeta Terra sia sovrappopolato, lo fai con grande amore e, visto che è un tema frivolo e spicciolo, visto che hai tanto tempo libero, allora così, non c'hai 'n cazzo de mejo da fa che deturpare opere di Michelangelo, per suggerire ad un professore di simbologia e storia dell'arte il modo per fermarti.

Masochismo puro o scrittore sopravvalutato?

Una storia, che sia un romanzo o un film, non può reggersi sulla premessa che è una storia. 

Un buon regista, un buon romanziere, dovrebbe far avere a chi fruisce della sua opera la sensazione di star guardando una finestra sul mondo, qualcosa che capita comunque anche se non si è al cinema o sbragati in una amaca con un libro in mano.

Dan Brown fallisce in questo, assolutamente.

Già IL SIMBOLO PERDUTO era un netto calo di spessore, considerando il finale tristemente patetico, sebbene la storia in qualche modo reggeva.

Con INFERNO, Brown sembra aver preso i soliti ingredienti e tentato di impastarli senza una visione globale, sapendo che tanto la torta l'avrebbe comunque venduta.

Una storia che non sa di nulla, insomma, un b-movie (esiste il termine b-book? Boh...) che fa pensare quasi a Clive Cussler, facendo perdere parecchio del fascino di Tom Hanks/Robert Langdon alla figura protagonista, rendendolo un fighetto che sa sempre tutto e quando serve sa correre, nuotare, lottare, giocare a golf, impastare, progettare un razzomissile (con circuiti di mille valvole), pilotare un Tupolev, colpire a morte un maestro di Nanto e mangiare un peperoncino impazzito del Guatemala senza rendere una puntata dei Simpson una schifezza.

Ah no...beh...Langdon sbaglia pure eh...come sbagliò in ANGELI E DEMONI, anche in INFERNO a momenti ci delude, se non fosse che questa straordinaria serie di coincidenze che lo perseguita da quando è nato, lo porta ad avere sempre traffico zero sulle strade, piste di decollo sgombre e pronte per far decollare un cargo in 5 minuti, uomini superaddestrati e iperattrezzati che sbagliano a sparare e tutta una serie di eventi inverosimili che sfiorano la parodia.

D'oh.

E ora spoiler, continuate a leggere la mia recensione solo se avete già letto il libro.

Alla fine di tutto, che messaggio ci da Dan Brown? Che il pazzoide aveva ragione, che la soluzione per i casini del genere umano è una elegante forma di sterminio. Non tocca fare più figli, signori belli, non scopate!

Il libro da ragione al transumanesimo.

E forse un po' ti convince.

giovedì 12 giugno 2014

HoVisto : EDGE OF TOMORROW

Ennesimo filmetto di fantascienza che ripropone il tema dell'anello temporale.

Il regista Doug Liman, ha il merito di aver preso quel mattone illeggibile finto figo di THE BOURNE IDENTITY ed averlo reso un buon film d'azione, così come di aver dissociato la facciadastronzo di Hayden Christensen dal ruolo di Anakin Skywalker con il discreto JUMPER.

Ma ha anche la colpa di aver fatto sposare Brad Pitt e Angelina Jolie su uno dei più ridicoli film d'azione mai visti, Mr.&Mrs.Smith.

In questo caso, vabbè, diciamo che l'idea di fondo non è che sia proprio originale, anzi : già vista e rivista in una marea di storie, dall'epico episodio CIRCOLO CHIUSO della serie Star Trek - The Next Generation a vari altri film come RICOMINCIO DA CAPO con Bill Murray.

Insomma da una idea di fondo quantomeno riciclata alla ventimillesima potenza, rimpolpando con effetti speciali ovviamente di prim'ordine, tanto che ormai anche un cinepanettone può permetterseli, e aggiungendo qualche ingrediente extra come tonnellate di sparatorie non utilissime, il risultato è comunque un discreto filmettino con un Tom Cruise in discreta forma e una Emily Blunt discretamente gnocca.

Da vedicchiare eh, ma anche se i mostriciatoli alieni di turno richiamano le seppie di MATRIX, nelle movenze e in alcuni dettagli di design, non aspettatevi di trovare un nuovo capolavoro stile la saga di Neo.

martedì 10 giugno 2014

Scatta il Verde.

Scatta il VERDE.



Io : sono in prima fila, do gas al mezzo, sbrigandomi a partire perché non mi piace perder tempo per strada ma anche perché penso che non sono l'unico essere umano fermo al semaforo, quindi non voglio far perdere tempo a chi sta dietro di me.





Italiano medio : anche se è in prima fila, riflette sul significato della vita e sui misteri dell'universo. Nota il semaforo, ma non si allarma e preme la frizione con calma, per non consumarla. 


Poi si sofferma a tentare di ricordare il risultato della partita di qualche giorno prima. Ah, ora sì, innesta la prima marcia. 


Che ore sono? E' quasi ora di pranzo, uhmmmm..che voglia di pasta al sugooo.....bene, siamo a metà operazione, è tempo di premere il pedale dell'accelllleratore, ma con tutta la serenità dell'universo. Cosa fanno al cinema? Chi vincerà il Grande Fratello? Che dice di bello Renzi? Ho comprato il latte? Bene, arriva finalmente il momento di lasciare la frizione e far scorrere il mezzo, oltrepassando cautamente l'incrocio, ma devo passare prima io, quindi sterzo a sinistra anche se mi ero messo a destra, devo passa', levateve tutti, sennò ve sperono. 

Puntuale arriva il clacson di quello dietro, spalleggiato da una multipla dose di lampeggiata di abbaglianti : quello dietro, ovviamente è frustrato perché è dietro, altrimenti, se fosse davanti procederebbe come l'operazione standard riportata qui sopra.
Ma l'Italiano medio non demorde e sentendosi aggredito in maniera spropositata (lui non ha fretta, quindi NESSUNO ha il diritto di avere fretta), si altera vagamente, alza il braccio e dice/pensa (non c'è filtro tra bocca e cervello, quindi è la stessa cosa) "Aòòòò...ma che te sòni?"

Io nel frattempo sono già due chilometri avanti, pronto a rivedere la stessa scena al semaforo successivo, domandandomi quanto sarebbe fluido il traffico di Roma se tutti facessero come me, se tutti si ricordassero di non essere proprietari esclusivi di strade e incroci.

sabato 7 giugno 2014

Io non sono un dj.

Nel 2008, nel mio vecchio forum, scrivevo riflessioni, prima di aprire questo blog. Ieri sera, mentre avevo su un disco di Coyu , un mezzo cess...ehm...una ragazza mi viene a chiedere se avevo una tale canzone di Steve Aoki, ominide che guadagna un fottio di soldi in quantità inversamente proporzionale al suo talento artistico-djistico, esibendosi non tanto in selezione e mix, quanto in amene trovate quali :

1) Lanciare una torta in faccia al pubblico.
E la gente è strafelice!!!
Salire su un canotto, spesso rifilando remate sul cranio del pubblico.

Al che, non avendo, ovviamente, potuto soddisfare la richiesta della giovine, sia perché per princìpio non suonerei mai un disco di questo personaggio anche se lo avessi, sia perché non insozzerei mai le mie pen drive con alcunché prodotto da lui (ok, ammetto l'eccezione di A LIGHT THAT NEVER COMES, ma giusto perché è un "vs" coi Linkin Park), mi è sovvenuto alla mente un mio post storico, che tanto fece scalpore all'epoca, il 2008. Ve lo incollo.
Io non sono un dj.
A prescindere dal fatto che ho fatto molte più serate come vocalist e supporter, oggi come oggi, non mi considero un dj, parlando di questo termine con il significato che oggi gli si da.
Io non faccio serate come dj, nè come vocalist. Non faccio serate e basta. Quindi non sono un dj.
Io non propongo la musica che va più di moda, non seguo la scia prima dell'electro, ora della minimal. Quindi non sono un dj.
Io non taglio un disco ad un minuto e mezzo, perchè senò la gente si stufa. Questo fa di me un non-dj.
Io non mi gaso suonando un disco vecchio di 3 anni, non trovo che suonare la "vecchia musica di una volta" sia divertente. Anche per questo non faccio il dj.
Io non suono musica revival, che sia anni 70, anni 80, anni 90 o trash di qualunque genere. Questo conferma che non sono un dj.
Io due dischi, se li mixo, li metto a tempo. Senza contabattute, senza "aiuti" dai cdj, senza selezionare due dischi con bpm troppo distanti tra loro. E' l'esatto contrario di quello che fanno tutti i dj, quindi io non sono un dj.
Io cerco di proporre qualcosa di nuovo, se suono, non qualcosa che più vecchio è, meglio è. Non sono un dj.
Io non sono interessato ai consigli della gente che si incazza perchè non suono quello che si aspettano. Non sono un dj ma nemmeno un juke box.
Io non rompo i coglioni a gestori, organizzatori, pr, supplicando per suonare, scendendo a compromessi su soldi, sulla prestazione e sulla mia disponibilità a portare l'impianto (che non ho). Perciò non sono considerato un dj.
Io non porto ad una serata tutti i dischi pubblicati dall'era paleolitica ad oggi. Alla domanda "non hai quel disco? ma che dj sei??" rispondo "non sono un dj".
Io non conosco i dischi che vanno di moda tra la comitiva di amici che riempie un decimo della pista. Non posso conoscere le loro fissazioni divertentiste, quindi non posso essere preparato a soddisfare la loro impellente esigenza di ballare QUEL disco in QUEL momento, anche a costo di rischiare lo svuotamento del rimanente 90% della pista. Quindi non vengo considerato un dj.
Io non cambio improvvisamente genere musicale, perchè UNA persona sostiene che la pista già piena si divertirebbe di più se suonassi quello che quella persona dice. Se ho la pista piena, vuol dire che lavoro bene, quindi non ho motivo di ascoltare i capricci del primo che passa. Ergo non sono un dj.
Io non mi vesto alla moda, non mi pettino alla moda (niente battute sui miei capelli..), non sono cool, non sono fashion, non sono emo, non sono trendy, non sono un cazzo di quello che la gente si aspetta. Quindi non sono un dj.
Io non parlo al microfono solo per dire "su le mani" e "fate un urlo" ogni minuto. Io cerco di intrattenere le persone, comunicare con loro, volgere la loro attenzione sulla musica che suono, sul momento che voglio creare. Cosa che i dj non fanno, perciò......
Io non ho una passione talmente cieca e irrazionale che mi spinge ad accettare di fare una serata per 30 euro, "basta che suono". Se devo fare una serata, suono quel che dico io e mi pagate quanto dico io. Quindi non rientro nei canoni degli altri dj.
Io non capisco un beneamato cazzo di impianti, di casse, di amplificatori, di mixer e di cuffie. Per come la vedo io, due giradischi ed un mixer a due canali sono sufficienti. Ci attacchi una cuffia che ti permetta di ascoltare la musica e mixarla senza sbagliare. E se fossi un dj sarei l'unico che abbia mai sentito pensarla così.
Io non mi fomento se esce un nuovo programma di mixaggio al pc, se esce una nuova versione di un lettore cdj, se si possono mixare video, luci, effetti speciali o qualsiasi altra cosa sia collaterale alla musica. Io se suono, mixo della musica, parlo al microfono e non mi interessa granchè il resto. Quindi non corrispondo al profilo del dj.
Io credo che se un artista famoso non sa mettere dischi a tempo, non sia un bravo dj. L'errore capita a tutti, ma se sento fare errori in continuazione, per me, quello è un incapace, non un dj. Siccome è comune opinione che il contrario di quello che dico sia la realtà, io non sono un dj.
Io credo che fare un "cavallo" o un "frullato", possa capitare. Ma se capita sempre, chi lo fa non è un bravo dj, quindi non deve suonare in discoteca o in radio. Se questo è tollerato, significa che non è importante per definirsi dj. Quindi cosa altro conta per fare il dj? Non so, perchè non sono un dj.
Io credo che mixare due brani sovrapponendo voci, accordi, pad, melodie, senza rispettare battute, ottave, struttura del pezzo sia sinonimo di non essere buoni dj. Dato che esistono artisti che fanno questo e vengono acclamati come grandi dj, io non sono un dj.
Io credo che il mondo del djing stia andando a puttane, soprattutto in Italia. I locali chiudono, la gente non va più in discoteca per divertirsi, ballare e ascoltare musica. Credo che la causa di questo sia la pirateria che, avendo reso la musica troppo facile da reperire e quindi irrilevante per la gente, ha fatto si che chiunque possa definirsi dj, procurarsi pezzi da suonare e fare serate.
Io sono rimasto al vecchio sistema: vai in negozio, compri un disco in vinile, lo metti sul giradischi in serata, metti su la puntina, trovi la cassa, lo lanci, lo metti a tempo ascoltandolo in cuffia ed al momento giusto lo mixi con quello precedente. A volte mi domando se sono l'unico a pensarla così.........
......da più di un anno ormai non faccio serate, non me ne pento per nient'altro che per la mancanza dell'introito economico. Ma se devo pensare agli argomenti che ho elencato, per avere un introito di poche decine di euro, confermo: non sono un dj, non voglio fare serate e sto benissimo a casa mia il sabato sera.
Ora però c'è un problema: se le cose stanno peggiorando di anno in anno, assecondando il pensiero comune che non si debba cercare di fare qualcosa per risollevare qualitativamente il mondo delle discoteche e dei dj, non sarà il caso di rendersi conto che bisogna cambiare direzione prima che sia troppo tardi?
Io credo comunque, che sia già troppo tardi.
Che dire? Non è cambiato molto, forse anzi, le cose stanno peggiorando, anche se non alla velocità che temevo. Rimango un non-dj quindi, uno che viene lì, mette su due pen drive con della MUSICA e si impegna per selezionare e mixare per bene, creando qualcosa di omogeneo, forse anche cerebrale, probabilmente troppo impegnativo per chi ascolta.

D'altronde i giovani d'oggi si divertono a ricevere torte in faccia e badilate sulla capoccia, 'sta roba quindi non fa per me.