sabato 9 gennaio 2016

Quo Vado? Ovverosia l'apoteosi della polemica disutile.

Non volevo recensire qui nel mio blog il film di Checco Zalone, in quanto effettivamente, per incredibile che possa sembrarvi, non ho nulla da dire in merito.

Fa ridere, ha una discreta storia, buone gag, buona fotografia, un personaggio attuale e che funziona ottimamente.



Ma trovo curiosa l'enorme polemica che se ne sta facendo in rete, come a voler delegittimare il successo che ha QUO VADO? 

Tra i tanti sproloqui che si fanno in merito, mi sono soffermato su un articolo del Fatto Quotidiano, questo qui che invita ad uscire dalla sala prima del tempo.

Quale sarà mai il motivo per cui dopo che ti pago il biglietto del cinema, devo uscire anzitempo, perdendomi gag, risate ed il finale della storia?

Ah boh...leggiamo il fenomeno di turno come la pensa, non serve che cliccate sopra, vi riporto io i passi più pregni di contenuto.

Di fronte a Quo vado? l’unico gesto liberatorio è quello di uscire dalla sala prima della fine, urlando un ‘basta’ che si senta fino a Capurso, e chiedendo indietro almeno 8 euro degli 8 spesi. Insomma, chiuderla venti, trenta minuti prima. All’incirca alla diciannovesima scenetta in cui Zalone canta una delle sue filastrocche dove Margherita Hack fa rima con ‘fuck’. Per carità la gag sulla morte, o sulla morta, o sulla scienziata morta visto che in quella sequenza si parla di scienza, (mah?!…) è dissacrante, va bene, d’accordo. Anche quella sui neri (con l’anello al naso), sulle donne (che devono pulire), i disabili (contenti di esserlo per il posto fisso), quelli della Val di Susa (dei vecchietti rimbambiti), i vegetariani (ricchioni). Va tutto bene. 
No, spè....gesto liberatorio de che? Ma che stai a dì? Ma perché?

Se ti va tutto bene, perché ti incacchi tanto da dover interrompere la visione e chiedere i soldi indietro?

Ma per favore...mica stiamo parlando di un film a sfondo documentaristico, mica è una maratona speciale di Mentana su un attacco terroristico : è un film COMICO, hai presente?

Su cosa deve fare le sue battute un comico? Zalone ironizza un po' su tutto, dal politico al razzismo, dalla crisi alla globalizzazione, lo ha SEMPRE fatto. 



A chi scrive (Davide Turrini), risulta che Checco di solito basi la propria ironia su un argomento specifico e forse è rimasto deluso dal fatto che in questa occasione ha parlato d'altro?

E chi può stabilire su cosa è lecito ironizzare e cosa no?
Nel frullatone cinematografico elementare di Zalone ogni minoranza va sputtanata a dovere con un’iperbole (geniale?) dietro l’altra, un detto popolare, un gioco di parole, una rima che ci sta bene. Ok, siamo d’accordo: se dobbiamo far tornare gli italiani al cinema, se dobbiamo distruggere questo sistema di sovvenzionamento statale infinito per i film che poi in sala non fanno un euro, se dobbiamo mostrare che il popolo ha bisogno di ridere senza pensare troppo, perché la vita è dura, c’è la crisi, ecc… insomma per questi alti fini istituzionali e culturali si producano pure cinque, dieci – non di più, però – Zalone; ma almeno concedeteci la possibilità di non vederlo tutto, di non arrivare alla fine, di dire che fa pietà, di non doverci sorbire una Giovannona Coscialunga in ginocchio sui ceci. Perché la questione dell’elite intellettuale che impone canoni di bellezza al volgo ci sta tutta, e in certi casi va satireggiata e sfottuta; ma qui, davvero, per vendicarci del torto millenario di aver fatto digerire ‘capolavori’ sentenziati a priori dei Sokurov o Straub-Huillet, o delle commedie borghesi italiane finanziate dal Mibact, siamo andati molto oltre.
 Hallelujah, w le citazioni colte e abbasso la becera commedia popolare.....

Ma qualcuno ha obbligato qualcuno a vedere questo film?

Fa ridere, funziona, punto.

Non ti piace Giovannona Coscialunga? Agli italiani piace, punto.

A cosa siamo andati oltre? Quale limite abbiamo superato?

Zalone funziona di suo, non vengono fatte megacampagne promozionali, strategie di marketing ossessive come ha fatto la Disney con Star Wars Ep.7, anzi, è bastata qualche comparsata di Luca Medici in qualche programma tv (è apparso molto meno di Salvini, tanto per dire...) e qualche finto spot comico che nulla aveva a che fare con la trama del film, per invogliare la gente ad andare.

No...davvero.....le arance della Forza?!?!
Bisogna criticare per forza QUO VADO? perché funziona?

Allora, dovremmo analizzare, appunto perché funziona !

Concedere un’ora e ventisei del proprio tempo alla ditta Zalone/Nunziante/Valsecchi è come dare le chiavi di casa in mano al ladro, prestare un coltello a Jihadi John e chiedergli di tagliare una cipolla, dare la possibilità a Berlusconi di dire ancora un’altra barzelletta. 

Eeeeeeh...lallero lallero!

Addirittura?

E come dare una lightsaber in mano a Darth Vader dopo che lui ci ha tagliato la mano, no? E dare una Delorean volante dotata di flusso canalizzatore in mano a un ottuagenario Biff Tannen no? E nominare Renzi Capo del Govern.....ah ops......quello è successo davvero.....

Aprire il tappo e far defluire la marea indistinta di battute da scuola media di Zalone sarà sì operazione genericamente divertente ma il gioco, proprio come a scuola, quando il compagno simpatico la diceva davanti alle porte dei cessi durante la ricreazione, è bello finché è corto. Quo vado?, che è una farsa, in sé nulla di male, dura 86 minuti che non sembrano finire mai. 
Parere del tutto soggettivo. A me è sembrato gradevole e anche se stenta a riprendere velocità una volta passata la metà film, non ho certo avuto la sensazione che durasse troppo.

Questo passaggio mi suona un po' come un arrampicarsi sugli specchi, dovendo attaccare per forza un prodotto targato Berlusconi che sta funzionando alla grande, ci si aggrappa sulla durata.....mancanza di argomenti?
Il fenomeno tv Zalone, l’attesa che la maschera dica quello che ci si aspetta, vengono continuamente reiterati, rivoltati e riproposti in primo piano a suon di piccole gag da tre/quattro battute da poche decine di secondi a sequenza, in modo che il ritmo non diminuisca mai, che lo spettatore rimanga come imbambolato, in attesa che Checco ne dica sempre un’altra, fino allo sfinimento. 
Questo "fenomeno tv" è già qualche anno che è diventato ANCHE un fenomeno cinematografico. E non è che sia il primo della storia a saltare dal piccolo al grande schermo, riscuotendo successo in entrambi i casi. Mai visto un film del primo Verdone? 

Ovvio che ci si aspetta che Checco ne dica un'altra, non siamo mica lì ad aspettare di sapere se Vader è il padre di Luke, nè se Ridge e Brooke si risposano per la ventordicesima volta, nè se il cardinale Melville accetterà l'incarico, nè se Frank Drebin risolverà il caso, nè se V-Ger distruggerà la Terra, nè se Fracchia sconfiggerà Dracula, nè se la Serbelloni-Mazzanti-Viendalmare becca la nave al prossimo tentativo.

Siamo lì, appunto a dare 8 euro a Mediaset per ridere, cavolo, che rivelazione eh...

Ma andiamo avanti.
Dai ‘facce ride’, dipingiti il pizzetto di biondo mentre stai coi norvegesi, cantacene una, diccene un’altra su questa storia del posto fisso, destabilizzaci un po’ con questa comicità “corrosiva” sull’Italia dei mammoni. Poi se si riesce anche solo a mettere in pausa l’opera omnia ci si guarda attorno e ci si chiede: ma con chi ce l’ha questo qui? C’è un obiettivo, un’idea di fondo, uno straccio di qualcosa di nuovo, diverso da dire al popolo vessato, a cui hanno imposto pallosi drammoni, e che attende la sua giusta pausa da una vita orrenda? No. Zalone richiama di continuo linguaggi altrui (l’ ‘accendiamo’, ‘per me è sì’), adopera l’impaccio che fu di altri comici, la strafottenza pure, e compone un mascherone con un filo di matita sotto agli occhi del solito simpaticone senza nemmeno una goccia di delirio recitativo, oltretutto affascinato da un buonismo di fondo che, al di là dei miserabili sfottuti, deve comunque regnare.
Ma perché porsi queste domande? Ma con chi ce la deve avere Zalone? Quale obbiettivo? Quale idea di fondo? 

Perché, Benigni (per dirne uno) ha una idea di fondo nei suoi film, volta ad attaccare qualcuno di specifico e far riflettere? Si beh...a volte ce l'ha, a volte riesce, a volte no.

Ma è intenzionale, così come è intenzionale il far ridere toccando più temi con toni dissacranti di Zalone. Cosa non torna? Zalone ha forse dichiarato uno scopo, una intenzionale idea di fondo, un auspicio di far riflettere?

Anche no.

Maddechè? Ma ndove? Ma quanno? 

Certo che deve regnare il buonismo di fondo, mica siamo di fronte al trio Abrahams/Zucker o a Mel Brooks. Trattasi di commedia all'italiana, attuale, surreale, non troppo demenziale, incentrata su un personaggio inventato che funziona così tanto da non avere bisogno di citare il nome reale dell'attore che lo interpreta.

E' voluto, funziona.

Chi ha mai detto altro?
Il fenomeno Zalone, a chi ha tolto otto euro alla ricarica del cellulare, la cosiddetta quota di coloro che vanno al cinema solo a Natale, non può e non deve proporre altro perché non verrebbe capito o gradito. 
 Esatto. E' ciò che vuole, ciò che fa, lo fa bene ed è ciò che la gente si aspetta. 

Nessuno vuole altro da lui, se voglio avventura vado a vedere Bruce Willis, non Checco Zalone. Se voglio vedere gnocca, vado a vedere Pieraccioni, non Checco Zalone. Se voglio vedere spade laser andrò a vedere...uhm....vediamo...ci arrivate?

Diamine, Zalone non ha una figa di cui fare gossip nel film....e mo' come si fa?
Ed è qui che Quo Vado? assume in questa Italia d’inizio secolo una funzione differente da quella di opera cinematografica classica (e che palle con ‘sti capolavori e ‘sti movimenti di macchina’, “o queste metafore” – cit. Il Postino); ovvero il suo uso come arma contundente per regolare i conti tra giornali e giornalisti di centrodestra, e giornali, saggisti, intellettuali e ministeri di centrosinistra. Il testo filmico di Zalone diventa l’atteso sberleffo al potere contro quelle elite che ci hanno voluto emancipare a forza con Novecento di Bertolucci e Caro Diario di Moretti. 
 Assume che??? Ma quale arma contundente!?!??! Sberleffo de che, a chi, ma dove, come, quando?

CARO DIARIO si sberleffa da solo nella sua inutilità narrativa, dall'alto di premi inspiegabili e dalla forza delle trovate morettiane che non rimangono in memoria manco a chi a quel film ci ha lavorato. Sarà mica un caso se un film di Bud Spencer, dopo 40 anni va ancora in prima serata sui canali televisivi più seguiti mentre Moretti, se viene programmato è alle due di notte su Teleregione...?

Lungi da me ora fare la critica a Moretti, ma che lo si prenda in considerazione come un esponente di rilievo del cinema italiano, suggerendo che Zalone prenda di mira chi lo ha imposto al pubblico significa davvero non avere la percezione di come vive la gente comune, tra stipendi e pensioni insufficienti e frustrazione per la situazione politica e sociale. 

Zalone prende in giro chiunque : trova una storia e ci costruisce intorno le gag con il suo stile. Fa quello che il pubblico chiede, lo fa bene, perché, probabilmente, ancora non si è distaccato troppo da chi fa la spesa al mercato rionale, la fila alla posta e quando deve prenotare un esame medico urgente si sente rispondere che c'è posto dopo due anni se non vuoi pagare, ma domattina se paghi.

È la vendetta che si ammanta pure di un fine utilitaristico per “l’industria cinematografica italiana”. Perché chi è che non ha sentito parlare in questa settimana di record d’incassi di Quo Vado? la frase sulla “boccata d’ossigeno per le sale italiane”? 
 Beh, sai com'è....carenza di contenuto della concorrenza?

A parte Star Wars, uscito quasi un mese prima (e subito reperibile per il download) e uno Spielberg che non è appetibile per le masse, chi ha come avversario Zalone? Il nulla.

Ovvio che la gente ci vada, se non altro per esclusione.
Magari, certo, questo afflusso per Quo Vado? può infondere entusiasmo generale, qualche biglietto strappato da un blockbuster in più del solito, ma poi quando la manna Zalone finisce che si fa? Non è che dopo Che bella giornata o Sole a Catinelle sono venute giù le sale d’Italia da quanto erano piene. Anzi: il famoso toccasana non portò a nulla, qualcosina in meno, addirittura. Qui il discorso esce sul serio dal testo e diventa un abbozzo di analisi antropologica su come sia cambiato questo paese almeno dagli anni ottanta in avanti (sono i dati e non le analisi dei giornali di sinistra a dirlo). Non esiste più la necessità di “andare al cinema”. Quella spinta, giudicatela come vi pare a livello valoriale per carità, che portava ad uscire di casa una, due volte a settimana per vedere un film.
Si beh, ma chissenefrega della manna Zalone? Quest'anno ci saranno molti blockbuster, ma chi se lo pone il problema di strappare biglietti?

Ovvio che non esista la necessità di andare al cinema : la gente non ha soldi da buttare e ormai ci si rende facilmente conto se un film è in programmazione perché è strapompato da strategie di marketing o se realmente merita il costo del biglietto. 

Anni e anni a predicare di prendere provvedimenti contro la pirateria e venivo additato come un pazzoide che sclera. 

Ora è ovvio che, prima di cacciare soldi per un film, a cui vanno aggiunti costo benza, popcorn e bibita (se offri un cinema ad una donna, vuoi che non ti partono 50€? ), ci penso bene. 

Magari offrire prodotti di qualità migliore, aiuterebbe. E questo significa più idee, più Zalone e meno Belen, più Abrams e meno Parenti, più fatti e meno chiacchiere.

La pirateria ha portato a questo, la crisi economica ha peggiorato la situazione, era prevedibile, quindi ora silenzio e...


Gli incassi dal dopoguerra ad oggi, anche se con più periodi di calo del pubblico che di risalita, registravano numeri robusti in media, e soprattutto premiavano ogni anno con omogeneità gli incassi. Prendiamo a caso un anno nella decade dei settanta: il primo film al box office faceva, ed esempio, 5 miliardi, il ventesimo 2, e la distanza non si allargava tropo almeno per una 30ina di titoli. Badate bene: film italiani e non, pop e d’autore, commedie e drammi. Invece il divario zaloniano di 55 milioni di euro (dico una cifra a caso, magari arriva 65) sovrasta con una proporzione 1:30 i faticosi 2 o 3 milioni raggiunti da una qualsiasi commedia sovvenzionata dallo stato, o anche solo i 6 dell’ultimo Pieraccioni o i 7 di Natale ai Caraibi (dopo nemmeno un mese pressoché scomparso dagli schermi italiani). 

Fare i conti sugli incassi dal dopoguerra ad oggi, ignorando completamente che uno i film se li scarica quando vuole, è un po' come parlare di quanto è gnocca Farrah Fawcett davanti ad un poster di Daisy Ridley.

Ma che davero...?

Ma meritocrazia, ne vogliamo parlare?

Paragoniamo Zalone a Pieraccioni o a Neri Parenti o magari ad Aldo, Giovanni e Giacomo?

Zalone funziona, ha solo 4 film all'attivo e parla di temi popolari.

Pieraccioni parla di sè stesso, di un cinquantenne ricco che si guarda intorno e indietro, ma vede suoi pari e non gente comune.

Verdone idem, parla di un sessantenne ipocondriaco che non sa come incastrarsi nella società attuale, scoprendo temi sociali che però impiega anni ad elaborare e portare sullo schermo, quando ormai suonano sorpassati e quando se ne rende conto, mette lì il culo di Laura Chiatti a compensare. 

I cinepanettoni hanno stufato, da tanto. 

La ditta Valsecchi e soci funziona, sì, perché è leggera, surreale, efficace e paradossalmente intelligente. 

Le battute sugli invalidi e sulle razze, sono l'esasperazione di un tema reale italico e magari una ripassatina alla cinematografia comico demenziale americana (consiglio a tutti la visione di Onion Movie per chi ama il genere) , farebbe notare che non si tratta di argomenti così tragicamente innovativi.

Quo Vado? è così un fenomeno cinematografico chiaramente estemporaneo che passerà a breve lasciando una buona pensione a Zalone, Valsecchi&Co.ma senza concedere che un pugno di mosche, e un deserto di interesse e necessità legittime di un prodotto (opera d’arte no, è troppo snob) alternativo o differente, al resto della compagnia cantante e guardante.
Estemporaneo?? Perché mai?

A me sembra perfettamente contemporaneo, sono tutti gli altri, semmai ad essere estemporanei, per la pochezza di idee.

Il pugno di mosche forse è esattamente ciò che voleva essere. Quando mai Checco Zalone ha avuto la pretesa di informare?

E' un comico, vuole far ridere e ci riesce bene, punto.

Il resto sono speculazioni, come d'altronde lo è l'articolo che ho citato e come certamente è questo mio post del blog.

Ho scritto per fare audience, non per altro, sapevatelo.