lunedì 7 gennaio 2013

HoPensato : Riflessioni sull'Agenda Monti - Parte 1

Ultimamente non si parla d'altro, perciò voglio proporre qui nel blog i miei commenti, le mie recensioni sulla famosa Agenda Monti che, va ricordato, non è una sorta di diario in cui l'ex Presidente Tecnico del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, annota gli appuntamenti, ma una sorta di "elenco delle azioni" che intende fare e farci fare.

Una sorta di programma elettorale, insomma, niente più e niente meno che ciò che fanno tutti i partiti da anni, solo che stavolta è stato usato un termine fighetto.

Se volete darvi una letta al testo originale, andate qui:


Altrimenti, rimanete sintonizzati su questo blog, che vado a recensirla.

1. ITALIA, EUROPA 

Costruire un’Europa più integrata e solidale, contro ogni populismo 

La crisi ha impresso al processo di integrazione europea una accelerazione che sarebbe stato difficile immaginare solo pochi anni fa. Nei prossimi anni saranno scritte pagine decisive per il futuro dell’Europa e per il destino degli Stati che ne fanno parte. La scelta a favore o contro l’Europa e su quale Europa diventerà una linea di frattura fondamentale tra gli Sta) e le forze poli)che. L’Italia, Paese fondatore, deve essere protagonista attivo e autorevole di questa fase di rifondazione dell’Europa. Deve svolgere un ruolo trainante per promuovere nuovi assetti che rendano l’Unione Europea capace di perseguire in modo efficace, e secondo linee democraticamente decise e controllate, la crescita economica e lo sviluppo sociale del continente secondo il modello dell’economia sociale di mercato. L’Italia deve battersi per un’Europa più comunitaria e meno intergovernativa, più unita e non a più velocità, più democratica e meno distante dai cittadini. Le conclusioni del Consiglio europeo del 13-­‐14 dicembre 2012 segnano l’avvio di un cammino per la costruzione di un’autentica Unione economica e monetaria basata su una più intensa integrazione fiscale, bancaria, economica e politico istituzionale. Le elezioni europee del giugno 2014 dovranno costituire il momento per un confronto trasparente e democratico tra le forze politiche europee sul futuro della costruzione comunitaria. Il prossimo Parlamento europeo dovrà avere un mandato costituzionale. Il rifiuto del populismo e dell’intolleranza, il superamento dei pregiudizi nazionalistici, la lotta contro la xenofobia, l’antisemitismo e le discriminazioni sono il denominatore comune delle forze europeiste. 

E io direi, minchia, cominciamo bene!

La prima cosa che Monti ci spiattella in faccia è questa nuova fobia che ha infettato tutti i politici, che forse non si rendono ben conto di che cosa stanno dicendo.

Il morbo del populismo sembra aver contagiato soprattutto i "moderati centristi" che in ogni singola intervista che rilasciano, citano questa parola, come presunto orripilante spauracchio.

Allora mi sono preso la briga di andare su un comodo portale che si chiama dizionario-italiano.it a cercare cosa significa "populsimo", ed è uscito questo:


populìsmo    [popu'lizmo]
s.m. 
sm
ogni movimento politico e sociale che tenda in qualche modo all'elevamento delle classi più povere


Ok, quindi Monti, nella sua sbandierata agenda ci dice chiaramente che intende non aiutare, ma COMBATTERE le classi più povere.

Wow, i voti pioveranno a catinelle eh..

Il resto è una premessa, roba che già sappiamo e che non serve che ci venga riciclata in lingua politichese.

Proseguiamo.

Quello che l’Italia deve chiedere all’Europa. 

L’Europa da sola non è la ricetta che risolve i problemi dell’Italia. L’Unione europea non è qualcosa al di sopra o al di fuori dei suoi Stati membri. Le sue politiche sono il risultato di un mix di interessi generali e interessi particolari dei vari Stati. Per questo trarre pienamente vantaggio dalla partecipazione all’Unione richiede una presenza costante e vigile per far valere il proprio punto di vista quando si definiscono le politiche, che poi fissano la cornice per le azioni a livello nazionale. Per contare nell’Unione europea non serve battere i pugni sul tavolo. Se non si convincono gli altri Stati delle proprie ragioni, si resta con un pugno di mosche in mano. Né serve fare i soci poco esigenti al tavolo del negoziato e magari provare ad allentare gli obblighi successivamente quando devono essere attuati. L’influenza sulle decisioni comuni nasce dalla credibilità, dal saper far valere peso economico e politico, dal lanciare idee su cui creare alleanze. Per questo l’Italia, paese contributore netto al bilancio europeo e che sostiene finanziariamente lo sforzo di salvataggio dei Paesi sottoposti a programma del Fondo Europeo Salva-­Stati, deve chiedere all’Europa politiche orientate nel senso di una maggiore attenzione alla crescita basata su finanze pubbliche sane, un mercato interno più integrato e dinamico, una maggiore solidarietà finanziaria attraverso forme di condivisione del rischio, una maggiore attenzione alla inclusione sociale e alla sostenibilità ambientale. Politiche che ne riflettono i suoi interessi e i suoi valori. 

Grazie Monti per queste delucidazioni. L'Italia deve fare questo e quest'altro, ok, ci siamo. 

Come?

Qualche idea?

Quello che l’Europa chiede all’Italia

Far parte di una comunità politica ed economica sempre più integrata comporta vantaggi ma anche responsabilità. Dobbiamo sempre più abituarci al fatto che le nostre scelte di politica economica siano guardate e valutate con attenzione dagli altri Stati dell’Unione, perché le politiche fatte insieme producono risultati migliori e perché le cattive politiche fatte a livello nazionale possono produrre danni che si riflettono negli altri Paesi con cui siamo strettamente integrati. Le forze politiche devono fare proprio il principio secondo cui le politiche economiche (in particolare le misure volte alla crescita e quelle di politica finanziaria) di ciascuno Stato Membro dell’Unione sono una questione di interesse comune dell’Unione europea e come tali sono soggette a coordinamento, orientamento e monitoraggio da parte della stessa. In questo quadro l’Italia deve confermare il proprio impegno al rispetto delle regole di disciplina delle finanze pubbliche e ad assumere le priorità strategiche definite in sede europea e le raccomandazioni specifiche che l’Unione europea rivolge ogni anno all’Italia, come a tutti gli altri Stati Membri, come parametri di riferimento per la formulazione della sua politica economica. 

Politiche, politiche, politiche. Regaleremo a Monti un dizionario sinonimi e contrari, vi va?
Anche qui Capitan Ovvio è di scena. Bisogna far qua, tocca far là, ma il come e quando finora sono stati solo i bastoni che abbiamo ricevuto sulla testa.

Le "regole di disciplina delle finanze pubbliche" sono qualcosa che mi terrorizza. Per dire, va bene stangare pensioni, istruzione, sanità, cassa-integrati, terremotati e va bene deviare soldi ricavati dalle stangate a scuole private, shopping militaresco, auto-blu, rimborsi elettorali ai partiti e magari pure i finanziamenti ai giornali.

Aiuto!

L’Italia a testa alta nel mondo

Una parte rilevante dell’azione del governo è stata dedicate all’azione sul fronte internazionale. Questa scelta corrisponde alla convinzione che il destino di ogni Paese non si decide più nei suoi confini ma è strettamente intrecciato a quello del sistema di relazioni globali in cui è inserito. E che la quotazione dell’aggettivo “italiano” nel mondo è altrettanto importante dello spread per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese. Per questo è stata data priorità a rafforzare la posizione dell’Italia dentro l’Unione europea e a rinsaldare i legami con gli Stati Uniti promuovendo un più forte legame transatlantico. Allo stesso tempo l’Italia ha rafforzato il suo posizionamento in tutti i quadranti fondamentali dello scacchiere globale, dal Medio oriente all’Asia. La collocazione geografica dell’Italia al centro del Mediterraneo impone di guardare con più coraggio e con una visione strategica ai grandi cambiamenti politici, economici e civili suscitati dalla primavera araba e di sostenere percorsi di vera democratizzazione. L’Italia ha confermato la sua vocazione a sostenere il multilateralismo, nelle Nazioni Unite e nei fori informali come il G8 e il G20. Un’azione che poggia su uno strumento diplomatico di eccellenza, sulla presenza delle forze armate italiane nelle operazioni di pace nel mondo, nel contrasto al terrorismo internazionale e nella lotta alla pirateria, sulla diffusione della cultura italiana nel mondo. Su questo sentiero, l’Italia deve valorizzare la rete di italiani nel mondo, un network con potenziale inestimabile. Occorre maggiore attenzione alle relazioni con i Paesi in via di sviluppo improntandole alla difesa della pace e alla solidarietà, allo sradicamento della povertà e della insicurezza alimentare. Per ovviare a risorse forzatamente limitate, va rafforzato il coordinamento delle politiche di cooperazione, mettendo a coerenza l’intero sistema di cooperazione italiano (pubblico, privati, territori e società civile). 

Per la serie, "speriamo che arabi e cinesi comprino mezza Italia".

Qui Monti "sfora", attribuendosi il merito di quanto fatto dai governi precedenti, quelli (ahimè tocca ammetterlo) gestiti da Berlusconi. G8 e G20? Missioni militari? Che c'entra Monti con tutto ciò?

Il finale lascia a bocca aperta : il settore pubblico, il settore privato italiano devono cooperare per sradicare la povertà e l'insicurezza alimentare nel mondo? Mio Dio! Non sarebbe meglio pensare a sradicarli prima a casa nostra e POI a casa altrui?

O no...mettiamo gli esodati a dar da mangiare ai bambini malnutriti in Congo?

Bene, finisce qui il primo capitolo dell'Agenda Monti, quindi chiudo il primo intervento. Per ora abbiamo letto praticamente il nulla, solo un mucchiume di buone intenzioni, ovvietà che possono essere proprie di qualsiasi schieramento politico, considerazioni riguardanti cosa l'Italia deve fare e cosa no, senza che si facciano ipotesi su quali sono le reali necessità del paese.

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